Il discorso del sindaco di Mesagne, Toni Matarrelli, in occasione del rito di consegna delle chiavi alla Patrona della città di Mesagne.

Reverendo Vicario ed Arciprete,

Reverendi Padri carmelitani,

Parroci e clero tutto, 

Autorità civili e militari,

carissime Concittadine e carissimi Concittadini, 

questo tempo a mia disposizione lo reputo prezioso per richiamare la vostra attenzione, quella di tutti noi, sul significato più profondo del momento che ci apprestiamo a condividere, vissuto da ciascuno secondo le proprie intime emozioni e convinzioni: profonda devozione e fede; occasione per riannodare un legame forte con la città e le sue tradizioni, in un clima di familiare comunione che si lascia alle spalle le divisioni e i contrasti, quelli che possono logorare ogni giorno; occasione che induce a guardare oltre e, insieme, a tornare indietro. E’ una sorta di viaggio a ritroso quello che ogni anno, in questa data, ferma il tempo e rimanda al ricordo di quel tragico 20 febbraio del 1743. A quel terremoto che sconvolse il Salento e che fece vibrare la terra, causando lutti e macerie, e che risparmiò Mesagne: durante quel terremoto si mossero i palazzi, si toccarono spazi distanti tra loro; Mesagne ebbe solo una vittima.

Oggi la statua della Vergine del Carmelo passerà in processione attraverso l’ingresso antico della città, rinnovando quel senso di protezione che i Mesagnesi le riconobbero e che continuano ad invocare, rinnovando quella fiducia che ripongono sotto il suo manto materno di Protettrice. 

E che cos’è il rito della consegna delle chiavi se non un atto di ammissione dei propri limiti, che allo spirito religioso di chi crede profondamente sembra accostare, con eguale valore e intensità, l’inquietudine che deriva dalle incertezze del nostro tempo, lo smarrimento che deriva dalla consapevolezza di essere entità imperfette? Mancanza di lavoro, disuguaglianza nella distribuzione dei beni materiali, senso di solitudine e smarrimento in una società sempre più virtuale, segnata dalle discriminazioni di ogni tipo e dall’egocentrismo sfrenato. Quando manca l’uomo a consolare l’uomo, e soprattutto quando c’è sofferenza, povertà, solitudine, la speranza può cedere il passo allo sconforto. Siamo esseri vulnerabili: la consegna delle chiavi è per questo, essa stessa, ammissione delle nostre fragilità.

Tutti noi abbiamo, tuttavia, importanti prove di forza sotto gli occhi, che possono aiutare a risollevarci: Mesagne, pur tra le tante difficoltà che ogni giorno affronta e di cui la sua storia è disseminata, è oggi un fulgido esempio di bellezza, perché bello è il clima che si respira, grazie alle sane ambizioni di chi investe, dei tanti giovani che scelgono di restare e con entusiasmo aprono le loro attività e si mettono in gioco, progettando qui la loro vita e la loro felicità. Assistiamo ogni giorno ad espressioni di dinamismo imprenditoriale, sociale, culturale, sportivo che rispecchiano con immagine autentica la poliedricità del popolo mesagnese.

Mesagne è una città vivace grazie alle associazioni, che rendono ogni ostacolo più semplice da affrontare; le associazioni sono strumenti utili per la partecipazione democratica dei cittadini, che fondano il loro valore su basi concrete e rinnovate, quelle della solidarietà sincera e dell’amore per questa comunità.

La consapevolezza di vivere una data di lutto, ci predispone ad indagare il rapporto con le nostre radici, rappresentate dalla terra, ora pianeta meraviglioso spesso sconvolto dall’egoismo umano, ora territorio circoscritto in cui viviamo e nel quale la comunità dei nostri avi ha tracciato solchi profondi che in parte fanno di noi quello che siamo. Lo facciamo rivestendoci come la Patrona oggi, non con gli abiti della festa ma con quelli dell’umiltà e dell’ascolto.

Il rapporto con la madre terra! Quella che a volte ci sorprende, quella sulla quale siamo abituati a camminare, spesso non immaginando che cosa possa svelare sotto la superficie mutevole: è di pochi giorni fa la scoperta di alcune tombe che hanno restituito un’immagine suggestiva. Durante i lavori di scavo dell’Acquedotto pugliese, insieme ad altri ritrovamenti di cui il nostro centro urbano è ricco, sono affiorate due figure, quella di una giovane donna e quella di un profilo infantile. Non abbiamo la certezza che siano madre e figlio ma la fattezza della composizione avvalora, con giusta ragione, una simile idea. Che cosa ha nutrito la definizione di Mesagne città mariana se non l’ispirazione naturale al più semplice e fresco dei sentimenti? Quindi al sentimento di amore di una madre verso i figli e a quello di riconoscenza dei figli per l’unica essenza che si riconoscerà prima fra tutte e che mai verrà dimenticata. Nel sentire comune, quelle due figure sono l’immagine scarnita, ma non per questo meno tenera, della maternità; dell’amore materno e filiale, insieme nella vita che si rigenera e oltre, nell’eternità. Ma l’immagine di quell’abbraccio ha soprattutto il potere naturale di identificare e racchiudere Mesagne e il suo calore; l’immagine è carica di un potere evocativo che la fa assurgere, con potente delicatezza, a simbolo della città stessa. E’ un’icona dotata di una simbologia intensa, una rappresentazione della stretta calorosa tra la nostra civiltà e tutte le altre, in precisa controtendenza con le divisioni al quale il mondo cerca di abituarci ogni giorno.

Al termine dei lavori che stanno interessando il Centro storico – facendo sopportare necessari sacrifici a chi lo vive e a chi ci lavora – esso sarà ancora più attrattivo: merito dei suoi monumenti, delle sue maestose chiese, della sua luce rigenerante, delle continue scoperte con cui ci sorprende, dei suoi locali e della vivacità di chi ogni giorno si adopera per renderlo sempre più prezioso. La terra può dunque tremare, allevarci, vederci crescere ed invecchiare, infine contenerci. Chi ha radici profonde non avrà mai timore né di abbassarsi né di innalzarsi, avendo imparato, nella giusta misura, di quanta resilienza siamo capaci quando ricerchiamo equilibri e ci facciamo aiutare, nella risoluzione delle difficoltà e nelle risposte; soluzioni e risposte che da soli, spesso, non potremmo fornire, né a noi stessi né agli altri.

A questa festa di introspezione, che aiuta a svelare la profondità di ciò che accade e del possibile motivo per cui accade, affido le chiavi del cuore e delle porte di Mesagne, una città che dalle sue crepe, anche dopo aver tremato – soprattutto dopo aver tremato – ha saputo rinascere ed emanciparsi, rimanendo integra nei suoi valori fondanti di terra laboriosa, accogliente, solidale e generosa. E così ci impegneremo ancora di più a renderla, per essere all’altezza della grandezza dei nostri concittadini!

Toni Matarrelli, sindaco di Mesagne


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