OSPEDALE DI COMUNITÀ: LE PROMESSE NON PLACANO LE PREOCCUPAZIONI. SI AGISCA IN FRETTA

Notiamo come da più parti si stiano sollevando dubbi riguardanti il Centro Covid di Cisternino e le conseguenze dirette e indirette rivenienti dalla sua realizzazione.

Il giubilo, la soddisfazione, i trionfalismi registrati nei giorni dell’inaugurazione, con annesso ampio segmento di campagna elettorale, non possono soffocare o porre in secondo piano i timori insorti nei cittadini.

In primis, le paure derivanti dall’inadeguatezza di una struttura che non nasce come ospedale e tanto meno può essere idonea oggi come centro post acuzie da coronavius, risultando pertanto una struttura adattata, prima ancora che adatta. Sarebbe, inoltre, stato opportuno prevedere un albergo sanitario a disposizione del personale in servizio, ove poter alloggiare allo scopo di evitare ogni possibile contagio a livello familiare, pericolo purtroppo sempre presente, quantunque scongiurabile e terribile.

Preoccupa, poi, non poco la centralità della struttura, la quale è pressoché attaccata ai palazzi adiacenti, laddove, quando si era inizialmente escluso quale sito – anche per ragioni di oggettiva obsolescenza – il vecchio ospedale di Via Regina Margherita, era stata segnalata quale deterrente proprio l’eccessiva centralità e la vicinanza dello stesso alle abitazioni.

Non dimentichiamo, peraltro, anche il grado di improvvisazione riscontrato nell’individuazione del punto di accesso in Via Magellano, impervio e celato, posto al termine di una selva di curve e controcurve: non è insolito vedere le ambulanze dirette al centro Covid letteralmente disorientate alla ricerca della diritta via smarrita. Del tutto inaccettabile.

Si comprende, quindi, come più di qualcosa non torni. La struttura è stata inaugurata ospitando 4 soli pazienti fuori dalla fase acuta del contagio, oggi saliti di pochissime unità, e che sarebbero dovuti essere tutti trasferiti a Cisternino dal “Perrino” di Brindisi, mentre pare vengano ospitati alcuni pazienti provenienti addirittura da ospedali di altre regioni. Inoltre, un’altra domanda, che resterà probabilmente disattesa e priva di risposta nei mesi a venire, riguarda la motivazione che ha funto da sprone per realizzare il centro post acuzie in una fase calante dell’epidemia, quando, come sottolineato recentemente dal Dott. Canzio, il fabbisogno di posti letto era decisamente calato, conducendo ad avere in ciascuno dei quattro centri individuati in Provincia di Brindisi soltanto pochi pazienti.

Ulteriori e peggiori preoccupazioni derivano dalla sparizione – perché una sparizione si prospetta – del nostro Ospedale di Comunità. Irrinunciabile risorsa, piccolo gioiello della sanità cittadina, punto di riferimento per i nostri anziani e per le degenze e le riabilitazioni di diverso tipo, viene ora a mancare a tempo indeterminato, secondo quelli che sono i protocolli regionali, in virtù dell’imprevedibilità della curva pandemica.

Inutile dire che, benché le chiusure di odc e strutture affini, unite alla sospensione delle attività ambulatoriali, siano state disposte dai differenti decreti, le rassicurazioni a piene mani dispensate in questi giorni, in realtà, rassicurano poco o nulla.

La tendenza atta a estinguere prontamente ogni dubbio in merito sembra spesso un’attitudine volta a gettare le mani in avanti allo scopo di non cadere indietro, un tipico caso di «excusatio non petita» che parrebbe celare, nella peggiore delle ipotesi, una «accusatio manifesta», una medicina amara che oggi è meglio non somministrare ai cittadini.

L’impressione primigenia, confermata in queste settimane da una gestione non sempre lineare della vicenda, è stata quella di un “affaire centro Covid” utilizzato per conferire in breve tempo, dribblando la burocrazia, l’agibilità alla (ex?) Casa della Salute e che a Cisternino rischia di portare solamente svantaggi e privazioni nel breve, medio e, timore maggiore, lungo periodo.

Le parole del Sindaco, del solito consigliere comunale di maggioranza nelle vesti di pompiere e dell’immancabile consigliere regionale fasanese in perenne autopromozione ci convincono poco e poco convincono anche i cistranesi.
Inoltre, i ripetuti attacchi rivolti dall’Amministrazione Convertini ai medici di Cisternino, sui quali, alla maniera del Governo nazionale, si cerca indegnamente di scaricare ogni responsabilità riguardante l’eventuale chiusura del PTA, risultano essere vergognosi, ingrati e del tutto gratuiti, persino offensivi verso i numerosi sforzi profusi in questi anni dai medici di famiglia del nostro Comune. Qualcosa di irricevibile,  pensieri e parole inammissibili di questa maggioranza che ogni singolo cistranese dovrebbe ascoltare e analizzare con attenzione, allo scopo di recepire la scarsa sensibilità più volte dimostrata.

Riteniamo che, qualora sovvenisse effettivamente la volontà di farlo, l’Ospedale di Comunità-PTA possa essere celermente riattivato e posto nuovamente nelle sue irrinunciabili funzioni e nella sua sede originaria. Se non per ragioni meramente economiche, non si comprende per quali motivazioni esso non possa convivere con il centro Covid.

Ogni altra malattia, e ogni conseguente ed eventuale cura, così come ogni altra necessità in campo medico, non può e non deve essere in alcun modo derubricata, né si può pretendere che possa venire meno o, bizzarramente, che possa attendere il termine dell’emergenza per palesarsi, come, forse, ritenuto possibile, o finanche auspicato, da qualche improvvisato luminare con il vizio della politica.

È tempo che alle parole faccia seguito una concreta mobilitazione da parte di chi, da troppo tempo, ha fatto delle indefinite promesse la propria cifra e il proprio canone. Si intervenga e lo si faccia al più presto, garantendo ai Cistranesi, con tutti i mezzi possibili, la permanenza del PTA. La salute pubblica non dovrebbe essere mai oggetto di baratto.

Coordinamento Cittadino OPPORTUNITÀ CIVICA CISTERNINO
(Pierdonato Costa, Nicola Vignola, Piergiuseppe Mola, Angela Savino)


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