La parola verde ormai accompagna qualsiasi sostantivo vestendolo di sostenibilità. Si tratta di riconvertire i processi produttivi, rendendoli più puliti e consentendo la creazione di prodotti ecologici.
È la nuova frontiera dello sviluppo, necessaria perché le fonti di energia fossili sono in via di esaurimento, per l’effetto serra e per i mutamenti climatici sotto gli occhi di tutti. Questo vale soprattutto per la chimica e i suoi derivati.
L’ennesima sfiammata della torcia del petrolchimico nei giorni scorsi è stata occasione di un’altra presa di posizione da parte di questa amministrazione. Dura, molto dura la posizione del Sindaco di Brindisi che mette in discussione la presenza dello stabilimento Eni, un po’ più blanda quella del PD cittadino che chiede genericamente una conversione degli stabilimenti in chimica verde come chiedesse un etto di prosciutto al banco del salumiere.
Non si tratta di una roba straordinaria, atteso che oramai anche nei grandi produttori internazionali si è fatta largo la consapevolezza di puntare alla riduzione dell’inquinamento. La produzione verde sta diventando e sarà sempre di più conveniente oltre che per la sopravvivenza del pianeta anche dal punto di vista economico.
Gli obiettivi imprescindibili sono quelli di una produzione e di un impiego di energia da fonti rinnovabili, l’utilizzo di materia prima che non sia derivata da petrolio ma da fonti biologiche, prodotti finiti comunque riciclabili e una drastica riduzione di consumi e rifiuti. È notorio che Eni da tempo stia puntando sulla chimica verde ed è notorio che questi investimenti si dovrebbero/potrebbero fare anche nel petrolchimico in città.
Quello che non è mai stato chiaro è il metodo e la confusione di questa amministrazione.
Da tempo solleviamo dubbi sui metodi del primo cittadino e del gruppo di pesci pilota che gli nuotano vicino del partito democratico. Si poteva arrivare con almeno tre anni di anticipo ad un dialogo per definire il futuro del petrolchimico evitando inutili tensioni che hanno avuto modo di generare solo costi e ritardi nello sviluppo del territorio.
Per noi i dubbi ormai da tempo sono diventate preoccupazioni sull’attività di questa amministrazione. Manca il dialogo, si cerca un interlocutore diverso (Emiliano?) da quello che possa essere fattivo ed incidere sui programmi perché si vuol perdere tempo e basta. Non si punta all’obiettivo ma si punta su se stessi e sul clamore che si riesce a sollevare con le proprie dichiarazioni.
Perché si è buttato a mare altro tempo prezioso solo fingendo di occuparsi di ambiente. Non si è completato alcuno strumento di pianificazione, si è fatta la guerra ai mulini a vento non ottenendo alcun risultato concreto per il territorio se non qualche like sui post, si è contrastata qualsiasi occasione di sviluppo a prescindere, che fosse in edilizia, nell’industria , nell’attività portuale, rifiutando di svolgere un ruolo trainante per dare degli indirizzi concreti. Ricorrendo esclusivamente ad un ruolo di contrasto e di polizia spesso ingiustificato, attività sterile e fine a se stessa. Perché purtroppo la mentalità è di chi non ha mai fatto nulla di concreto e per questi soggetti chi fa e chi vuol fare è un delinquente, soprattutto se non sono presentati da un cerchio magico che lavora nell’ombra. Non sanno aprire alcuna strada, non sanno né dialogare né coinvolgere ma sono specialisti nel creare ostacoli. Non conoscono la città e non sanno coinvolgerla nelle scelte che qualsiasi esse siano saranno impegnative per anni.
Che dire poi dello sviluppo sostenibile e della chimica verde nello specifico.
Esiste un principio fondamentale. L’ing. Rossi lo dovrebbe conoscere.
Non si possono utilizzare le materie prime differenti da quelle fossili ad un ritmo più veloce rispetto al tempo necessario per la loro rigenerazione.
I vegetali, per esempio, hanno bisogno del tempo della crescita e non è pensabile di sviluppare colture ad esclusivo utilizzo industriale col rischio di arrecare seri danni agli equilibri naturali dell’ecosistema. L’alternativa al fossile bisogna costruirla perché ancora non esiste in maniera sufficiente tanto da mettere in soffitta petrolio e derivati.
L’argomento è complesso e non semplificabile in quattro parole ed in qualche proclamo senza avere dei piani chiari e condivisi. Mai come ora è necessaria una pianificazione seria, cosa a cui ormai si è rinunciato continuando ad andare avanti con uscite utili solo a fare notizia. Quando e da chi è stato chiesto un confronto serio per conoscere e per concorrere a definire un piano industriale dell’Eni o dell’Enel a Brindisi?
Con le chiacchiere in molti sono bravi, ma quando riduci la città nello stato in cui si trova non ti puoi assurgere a bacchettatore di alcunchè.
Così, non si può parlare di idrogeno se poi si pensa che per produrlo è necessario sprecare altri duecento ettari di suolo di area industriale e le acque del bacino del Cillarese come hanno fatto pochi giorni fa Sindaco, pesci pilota e ASI.
Risultano più sensate e ottima base di discussione invece le proposte del presidente della CNA, Franco Gentile. Mirano al riutilizzo di infrastrutture esistenti per rilanciare la portualità e la produzione di idrogeno. Talmente sensate che lasciano perplessità sull’operato della Direttrice della CNA che in qualità di Vicepresidente dell’Asi ha invece avallato un piano di sviluppo insensato come quello proposto dall’ente e dal Sindaco e da chi sa chi! Un piano alternativo a quello proposto dalla stessa CNA tramite il suo presidente provinciale.
È una fase estremamente delicata per il Paese e lo è ancora di più per aree come la nostra da sempre sotto la morsa della crisi economica e occupazionale. In questi frangenti non ci si può affidare agli improvvisatori ed alla propaganda, occorre condivisione ed avviare il dialogo con le persone serie che hanno idee ed hanno dimostrato di fare e di saper fare a partire da quei gruppi industriali presenti da decenni nel territorio. Occorre maggiore chiarezza, capacità costruttive e di dialogo nei posti chiave e lo scioglimento di tutte le ambiguità possibili.
Left Brindisi
Il Coordinamento Cittadino