Si susseguono in continuazione le problematiche industriali nel territorio brindisino.

Oggi si rappresenta la recita di ENEL e di quanti hanno accompagnato negli anni la vicenda della decarbonizzazione. È arrivato il momento delle recriminazioni e dei distinguo da parte dei vari attori e delle comparse che, sotto la direzione di registi specializzati nei film horror, hanno contribuito in maniera ragguardevole a determinare il drammatico epilogo a cui va incontro l’investimento industriale più importante fatto nel nostro territorio.

Un’altra tegola che complica la già difficile situazione economico-sociale della città di Brindisi e dell’intera Provincia.  Con una decisione di esclusivo interesse economico TERNA ha stabilito di poter fare a meno della energia elettrica prodotta dalla centrale Federico II di Cerano, l’unico impianto produttore del Sud Italia. L’asta indetta dal gestore della rete nazionale di distribuzione dell’energia dimostra, ancora una volta, la pochezza e la considerazione del Governo nazionale e regionale nei confronti del nostro territorio.

Il progetto di decarbonizzazione della centrale, presentato ufficialmente da tempo, già ridimensionato al 50%, che avrebbe dovuto confermare l’impegno di ENEL a Brindisi, non solo con l’investimento del turbogas, è andato in fumo senza una alternativa valida che non può essere solo ENEL logistics o con qualche altro progettino che non produce occupazione. Questi ultimi erano aggiuntivi al turbogas e non sostitutivi, anche perché inseguiamo da molto tempo un piano industriale dell’ENEL per capire cosa “vuole fare da GRANDE”. Avevamo già denunciato, in tempi non sospetti, che la Società era intenzionata a fuggire dal territorio brindisino e le nostre Istituzioni sono cadute nel tranello. Oggi sono tutti felici e contenti, avendo prodotto come in tante altre occasioni SOLO disoccupazione. I lavoratori metalmeccanici sono ancora in attesa di risposte dopo la manifestazione del 4 febbraio scorso! Ora chiedono aiuto al mondo intero, forse per lavarsi la coscienza: al Governo nazionale, a quello regionale con tavoli e tavolini di confronto, modi e maniere per indirizzare e risolvere la grana che si è abbattuta in maniera così violenta ed imprevedibile. Nulla fanno per costringere ENEL e TERNA a rivedere il loro piano di distruzione. Considerano già liquidato il problema che hanno combattuto in tutti i modi, ma ora però dichiarano, ambiguamente, di essere a disposizione, alla ricerca di soluzioni alternative, come se fosse possibile con un colpo di bacchetta magica mettere in piedi soluzioni adeguate alla gravità e alle difficoltà da affrontare. Ne abbiamo avuto la prova in questi ultimi anni.

La UIL territoriale non partecipa alla nuova asta che si è aperta, convinti come siamo, dopo anni di denunce sulle incapacità di rappresentare degnamente una comunità che ha bisogno di ben altra levatura politica ed istituzionale per vedersi riconosciuti e realizzati bisogni e richieste mai risolte e proposte mai accolte.

Antonio Licchello


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