Carovigno (Br).Domenica 17 luglio – Inaugurazione della mostra “Durch den kamin” di Uccio Biondi

Durch den kamin. L’arte per ‘mai più’” è il titolo dell’installazione dell’artista Uccio Biondi che  aprirà al pubblico domenica 17 luglio alle ore 19,30 presso il Castello Dentice di Frasso di Carovigno.

L’iniziativa, promossa dalla Associazione Le Colonne, in collaborazione con il Comune di  Carovigno, il Laboratorio TASC, Territorio, Arti Visive e Storia dell’Arte Contemporanea  dell’Università del Salento e con il Centro Ebraico di Cultura “Torah veZion” di Brindisi resterà in  esposizione sino al 23 marzo 2023. 

“Durch den kamin” è un’installazione che ricalca le modalità applicabili a un luogo scelto per erigere  il Memoriale alle vittime di tutte le violenze e per la pace pur non essendolo nella sua esposizione  temporanea, scriveva Massimo Guastella, docente dell’Università del Salento e curatore della mostra,  che considera l’opera tra le più alte della produzione Biondi. 

Nella forte convinzione che l’arte sia significativa espressione della vita e che per sua natura sia  fondamentale per riaccendere la memoria collettiva su argomenti funesti e dolorosi come quello  dell’Olocausto, “Durch den kamin” vuole essere una riflessione, sotto fogge video- plastiche, affinché dalla tragedia del passato possano essere tratti riferimenti attuali, gettando luce su quegli aspetti privi  di rispetto per l’umanità, lontani da regole minime di civiltà e da convivenze socialmente condivise,  in cui i popoli soccombono nella sofferenza e nell’indifferenza di tutti, persino dei mass media, non  di rado perché “non fanno notizia”.  

Durante la cerimonia inaugurale interverranno la Commissione Straordinaria del Comune di  Carovigno, il Magnifico Rettore dell’Unisalento, Fabio Pollice, la Presidente della Aps Le Colonne,  la Dott.ssa Anna Cinti, Uccio Biondi, autore della mostra, il prof. Guastella e l’avvocato Yehudà  Pagliara, Coordinatore del centro Ebraico di Cultura “Torah velino” Brindisi. 

BIOGRAFIA Domenico Uccio Biondi (Ceglie Messapica, 1946) inizia l’attività artistica da  autodidatta nel 1973, con una pittura di matrice realista sociale. Dal 1977 al 1980, frequenta  l’Accademia di Belle Arti di Lecce. Dagli anni 80 si occupa di ricerca teatrale, con la fondazione del  collettivo del Teatro, e realizza incisioni e inchiostri legati alla produzione poetica di Pietro Gatti. Dal 

1986, sviluppa un linguaggio visivo aniconico, di carattere autobiografico, influenzato dall’action  painting americana e dall’informale europeo. Le Reincartazioni, degli anni ’90, si arricchiscono di  inserti polimaterici, segnici, grafici, scritturali e figurativi. Apre ai linguaggi della multimedialità,  sulla scia di una costante attenzione all’arte del presente e, fra i due secoli, propone lo “zapping  pittorico” in cui, accanto a gestualità informali, ricompaiono motivi figurativi. Affascinato dai calchi  ingessati di Segal, ammirati nella mostra dell’artista americano (Brindisi, 1999), approda alla scultura  creando con bende gessate opere monocrome e fluorescenti, di derivazione neopop e concettuale.  Biondi indaga le potenzialità di tutti i linguaggi comunicativi anche con performance teatrali e  videoinstallazioni, creando le Installazioni intermediali, lavori in cui coniuga i video, gli oggetti  plastici e le azioni performative. Fra queste, Durch den Kamin, realizzata per la mostra itinerante Il  treno della memoria che, fra il 2006 e il 2007, fa tappa nelle stazioni ferroviarie pugliesi: il dramma  delle deportazioni nei vagoni merci nel corso dell’ultimo conflitto mondiale è interpretato da Biondi  attraverso l’interazione tra un video e tre forme plastiche. Il dialogo fra cromie e figura femminile  compare nella ritrattistica con il ciclo pittorico Monne Terranee (2006). Le Installazioni sotto forma  di scultura assimilano la concezione contemporanea del superamento dei generi artistici tradizionali  e si presentano come soluzioni plastico-pittoriche. Il colorismo acceso delle sue icone muliebri  irrompe sulla loro staticità sottolineandone, al contempo, l’aspetto di effigi inanimate. In continuità,  le Altopitture coniugano abilmente il dato cromatico con la terza dimensione: è il caso di La  Rivoluzione sono io.1, altopittura esposta nella sezione leccese del Padiglione Italia della 54° edizione  della Biennale di Venezia curata da Vittorio Sgarbi (2011).  

Per info e prenotazioni: 

castellodicarovigno@gmail.com 

3791092451 

Riferimenti Social  

FB: Castello Dentice di Frasso di Carovigno – Musbi 

IG: musbicarovigno


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