BRINDISI.Giusto che i cittadini si esprimano sul futuro della città: un referendum per decidere lo spostamento della Marina Militare a Capobianco

Come Movimento 5 Stelle riteniamo doverci inserire nella discussione che in questi giorni ha occupato le cronache cittadine e che come al solito si vuol far passare per l’ennesima occasione che potrebbe essere persa dalla città: i lavori alla colmata di Capobianco.

Anche noi riteniamo, e non da ora, che quell’area e quel sito in particolare rappresentano una reale occasione per un netto cambiamento della città di Brindisi, ma non nel senso che l’Autorità di Sistema Portuale MAM pensa e vuole.

E’ oramai noto a tutti che sarà difficile garantire la piena operatività della base navale della Marina Militare a causa dell’impossibilità per il naviglio di ultima generazione ad accedere alle banchine della base. E’ chiaro che questa impossibilità comporterebbe lo spostamento delle navi presso la base navale di Taranto, una soluzione che renderebbe logisticamente poco operativo lo stazionamento della Brigata Marina San Marco Brindisi. 

Di conseguenza la base navale di Brindisi perderebbe d’importanza e quindi di presenze di personale e mezzi e attività collegate, queste perdite sarebbero certamente un danno economico per la città. Si rende quindi necessario ricercare una soluzione alle esigenze create dal nuovo orientamento della Marina Militare ad ospitare le nuove LPD (Landing Platform Dock), in pratica  la base navale di Brindisi ha la necessità di una nuova area operativa.

Quale potrebbe essere la migliore area, quella più idonea, per questo insediamento se non la colmata di Capobianco?

Tale scelta oltre a rendere possibile la realizzazione di una base adeguata alle nuove esigenze militari, comporterebbe la restituzione alla città delle aree attualmente occupate dalla Marina Militare.  Una moderna sistemazione delle aree, pari a circa12 ettari, trasformerebbe il volto e l’assetto urbanistico della città. Oltre all’eliminazione della strozzatura innaturale costituita dall’impedimento del passaggio da porta Revel a porta Monsignore (i varchi del comparto militare), si otterrebbe un lungomare che dalla stazione marittima si prolungherebbe sino ai capannoni della Saca e quindi allo svincolo dei Pittacchi, il valore di tale operazione è facilmente intuibile. Tale riformulazione di una parte della nostra città darebbe la possibilità di utilizzare diverse centinaia di metri di banchine sottostanti il Castello Svevo, accrescendone oltre che alla vivibilità dei luoghi anche ad una opportunità di crescita in diversi settori di attività (per esempio turistica, diportistico (del quale tanto si parla) e socio ricreative), basti pensare alla disponibilità di strutture già esistenti (capannoni della M.M.) che sarebbero utilissime per creare una piattaforma logistica nel campo nautico e non solo. Un seno di Ponente che potrebbe tornare a tutti gli effetti ad essere “area urbana”. 

Un “Cantiere” che trasformerebbe un’area di città e sarebbe un’occasione economica per l’imprenditoria locale e un ritorno occupazionale non trascurabile. 

Inoltre la nostra portualità acquisirebbe più chance nell’offerta dei mercati turistici e non solo, decisamente un importante intervento strategico. 

Vogliamo sottolineare che se tali scelte spettano alla politica, prima ancora devono trovare i favori della cittadinanza che invece di vedersi calate dall’alto, da soggetti estranei alla nostra storia, decisioni e scelte che condizionano il suo futuro ha tutto il diritto di vedersi coinvolta partecipando direttamente a tali prospettive. Per tali motivi preannunciamo la presentazione di un ordine del giorno perché possa essere indetto un referendum popolare consultivo, in modo che siano i brindisini a decidere cosa sia meglio fare, quale città realizzare, a quale futuro aspirare.

Siamo certi come M5S che questa proposta, che sarà formalizzata con la presentazione di un Ordine del Giorno presentato dal nostro gruppo consiliare, troverà il favore di tutto il Consiglio Comunale poiché nessuno vorrà impedire un momento altamente democratico e partecipativo in cui la popolazione si possa esprimere su un aspetto importante per tutta la città, negare questo diritto  equivarrebbe a non voler fare gli interessi della città e dei suoi cittadini.  


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