PISTOIA, ALTISSIMA TENSIONE IN CARCERE: AGENTI AGGREDITI DA DETENUTO. SAPPE: “RIAPRIRE OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI”

Donato Capece segretario generale SAPPE 5

Resta altissima la tensione nelle carceri della Toscana, oggi affollate da quasi 3.000 detenuti, e continua inesorabilmente a salire il numero di eventi critici tra le sbarre. Ultimo grave episodio quello avvenuto nella struttura detentiva di Pistoia, come denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE per voce del Segretario regionale per la Toscana Francesco Oliviero: “Ancora un’aggressione negli Istituti penitenziari della Toscana. Questa volta ad essere stato aggredito è il personale di Polizia Penitenziaria in servizio nell’istituto pistoiese. Nel pomeriggio di ieri, un detenuto con problemi psichiatrici ha fatto irruzione nell’ufficio del corpo di guardia e, senza un apparente motivo,  ha prima scaraventato a terra una ricetrasmittente e poi  aggredito i due agenti presenti , colpendo con due pugni al volto uno di essi. Fortunatamente, l’intervento immediato dei due e del restante personale presente, accorso immediatamente all’allarme, ha permesso di ripristinare la sicurezza e far rientrare il detenuto nella sua camera. L’agente ha riportato un trauma mandibolare e tre giorni di prognosi. Non passa giorno che non venga registrato un episodio di violenza ai danni della Polizia Penitenziaria degli istituti toscani.” Netta la denuncia di Oliviero: “Basta! E’ grave che il personale di Polizia Penitenziaria sia lasciato senza mezzi di protezione, di difesa e senza strumenti di intervento ma soprattutto basta alla gestione di detenuti con problemi psichiatrici. Io credo che la Polizia Penitenziaria di Pistoia, che ha pure dimostrato grande professionalità e senso del dovere, non debba essere messa nelle condizioni di vivere situazioni di alta tensione sotto il profilo della sicurezza e dell’ordine per detenuti che non devono stare in un carcere ma in una struttura ad hoc”.

Donato Capece, segretario generale del Sindacato, sottolinea che, a seguito della chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, moltissime persone con problemi psichiatrici sono ristrette nelle carceri del Paese e spesso proprio loro si rendono protagonisti di gravi eventi critici come quello accaduto a Pistoia: “Il disagio mentale, dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, è stato riversato nelle carceri, dove non ci sono persone preparate per gestire queste problematiche, mancano strutture adeguate e protocolli operativi. La polizia penitenziaria non ce la fa più a gestire questa situazione e nei prossimi giorni valuterà se indire lo stato di agitazione. L’effetto che produce la presenza di soggetti psichiatrici è causa di una serie di eventi critici che inficiano la sicurezza dell’istituto oltre all’incolumità del poliziotto penitenziarioQueste sono anche le conseguenze di una politica miope ed improvvisata, che ha chiuso gli ospedali psichiatrici giudiziari senza trovare una valida soluzione su dove mettere chi li affollava. Gli OPG devono riaprire, meglio strutturati e meglio organizzati, ma devono di nuovo essere operativi per contenere questa fascia particolare di detenuti”.

Per Capece, infatti, “da quando sono stati chiusi gli O.P.G. (gli ospedali psichiatrici giudiziari), le carceri si sono riempite di detenuti affetti da gravi problemi psichiatrici. Ormai in ogni carcere decine e decine di detenuti con gravi problemi psichiatrici vengono ospitati normalmente nelle sezioni detentive, e spesso sono ubicati nelle celle con altri detenuti che non hanno le stesse difficoltà. Di conseguenza, i poliziotti penitenziari, oltre a essere costretti a gestire la sicurezza delle carceri in grave carenza di organico, come avviene in Toscana, devono affrontare da soli questi squilibrati senza alcuna preparazione e senza alcun aiuto. Non è corretto soltanto ammettere l’esistenza della questione dei detenuti con problemi psichiatrici e poi far solo finta di aver risolto un problema che invece sta esplodendo sempre di più nella sua drammaticità”.

Il Sappe evidenzia infine come questi detenuti siano responsabili di “vero e proprio vandalismo all’interno delle celle, dove vengono disintegrati arredi e sanitari, ponendoli nella condizione pure di armarsi con quanto gli capita per le mani e sfidare i poliziotti di vigilanza. Oramai questi detenuti sono diventati una vera e propria piaga in diversi penitenziari e per la loro gestione sarebbero necessari trattamenti specifici all’interno di comunità terapeutiche. Il carcere non può custodire detenuti di questo tipo, a meno che non vi sia un notevole incremento di organico della polizia penitenziaria e di specialisti di patologie psichiatriche”.


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