Cobas Brindisi.REVISUD: lavoratori reintegrati ma la ditta non li paga

Avanzano ancora cinque stipendi arretrati i tre lavoratori della Revisud, storica e nota azienda metalmeccanica Brindisina, che sono stati reintegrati sul posto di lavoro dai Tribunali del Lavoro di Brindisi e Lecce. I Giudici del Lavoro, infatti, hanno dato ragione ai tre lavoratori dichiarando nullo il licenziamento che gli era stato intimato nell’autunno del 2016 a seguito di una procedura di licenziamento collettivo “farlocca” – giusto per usare un eufemismo – palesemente confezionata ad arte con l’evidente fine discriminatorio.

La Revisud, per questa sua “boria”, era stata anche condannata a pagare, oltre le spese legali, tutti gli stipendi arretrati e a versare i contributi previdenziali. I lavoratori però non sono mai stati reintegrati di fatto perché l’azienda, pur di mantenere il punto, preferisce piuttosto pagare loro gli stipendi e versare loro i contributi per cui non ci pensa affatto a far rientrare i lavoratori nel loro originario posto di lavoro. Questo sarebbe già sufficiente per dimostrare che, senza ombra di dubbio, quel licenziamento era stato discriminatorio. Ma a differenza dei loro colleghi ai quali la Revisud “regolarmente” paga gli stipendi questi lavoratori reintegrati vengono sistematicamente vessati dall’azienda perché glieli fa sospirare, magari per motivi che potrebbero essere facilmente intuibili. In realtà, non è mai successo che i tre lavoratori si siano visti pagare regolarmente gli stipendi dal giorno del licenziamento/reintegra. La Revisud non solo non gli pagava gli stipendi ma addirittura non gli versava neanche i contributi previdenziali. I lavoratori hanno dovuto sempre adire le vie legali per vedersi pagati gli stipendi con tutti gli accessori contrattuali e per vedersi versati i contributi previdenziali. Hanno dovuto addirittura denunciare la Revisud all’INPS gli omessi versamenti dei contributi che sono stati poi regolarizzati grazie ad una azione ispettiva congiunta tra INPS di Brindisi e Ispettorato del Lavoro di Brindisi. E nonostante tutto, ancora oggi i tre lavoratori sono costretti ad agire in ogni caso per le vie legali per vedersi pagati gli stipendi e tutti i crediti che avanzano dalla Revisud. I lavoratori, non essendo stati mai reintegrati di fatto, conservano gli stessi diritti dei loro colleghi che lavorano. E’ evidente che per effetto dei licenziamenti dichiarati nulli da parte dei Giudici del Lavoro non c’è mai stata soluzione di continuità nel rapporto di lavoro per cui, nel rispetto delle Leggi dello Stato italiano, la Revisud è costretta pagare loro gli stipendi, compresi gli accessori contrattuali e nella misura dello stipendio lordo a titolo di indennità, fino all’avvenuto reintegro di fatto (quando sarà e se sarà) e a versare contestualmente i contributi previdenziali.

Allo stato attuale non solo i tre lavoratori avanzano le mensilità ma avanzano anche dalla Revisud altre somme che riguardano il risarcimento del danno professionale, le ferie e rol maturati dal giorno del licenziamento/reintegra e altri accessori contrattuali, comprese le coperture contributive al fondo di previdenza complementare dei metalmeccanici ossia al Fondo COMETA. Per uno di questi tre lavoratori addirittura la situazione del contenzioso legale è ancora più complessa. Lunedì 21 marzo scorso il Quotidiano di Puglia, nella cronaca locale di Brindisi, riportava la notizia della revoca parziale del sequestro di 1.338.540 euro effettuato dalla Guardia di Finanza, somma che sicuramente non sarebbe stata versata al fisco da parte della Revisud. Il dissequestro è stato disposto dal Tribunale di Brindisi ma a condizione che queste somme siano destinate esclusivamente per pagare tutti gli stipendi e ogni altra spettanza agli operai che a vario titolo avanzerebbero dalla Revisud, compresa la dovuta regolarizzazione della copertura dei contributi previdenziali. Con ogni probabilità, gli accumuli dei ritardi delle spettanze avanzate da tutte le maestranze in forza alla Revisud erano dovuti a questo piccolo “impasse” ma nella scala delle priorità degli stipendi da pagare i tre, evidentemente, erano agli ultimissimi posti. E certamente i tre lavoratori “reintegrati” fanno parte di tutta la folta schiera di coloro i quali vantano crediti pregressi nei confronti della Revisud e quindi auspichiamo che questi lavoratori, che ricordiamo sono a tutti gli effetti di legge in forza all’azienda, possano vedere finalmente la luce e che immediatamente possano recuperare fino all’ultimo centesimo i loro crediti che già hanno raggiunto livelli importanti e insostenibili per le loro famiglie. Siamo fortemente preoccupati perché non vorremmo che per questa sua bravata nei confronti del fisco la Revisud, già poco incline al rispetto delle leggi, possa subire in prospettiva pericolosi contraccolpi negativi sui livelli occupazionali.

 

Per il Cobas – Cosimo Quaranta


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