Assemblee nei luoghi di lavoro e nel territorio con lavoratori e pensionati, attivi unitari, comunicazione sociale, collegamenti televisivi e radiofonici, presenza diffusa sui media e sui social: è stato un percorso intenso ed entusiasmante quello che, iniziato lo scorso aprile, terminerà ma solo per il momento sabato 20 maggio p.v. a Napoli che, come Cisl Taranto Brindisi, raggiungeremo con otto pullman ed un nutrito numero di auto.
Sarà lì, presso la Rotonda Diaz che, ancora una volta, dopo Bologna e Milano, Cgil, Cisl e Uil illustreranno al Paese le ragioni della vertenzialità lanciata insieme con le Categorie al Governo ed al Sistema delle Imprese, per ottenere un cambiamento delle politiche industriali, economiche, fiscali, previdenziali, sociali ed occupazionali.
Il percorso unitario avviato non si pone, dunque, un limite ma anzi proseguirà e sarà ancora più intenso, se l’attuale autoreferenzialità governativa nel decidere in solitaria sui destini economici e sociali del Paese e, quindi, delle persone che noi rappresentiamo, si spingesse fino ad ignorare, come finora ha pressoché ignorato, la richiesta di contrattare su lavoro, buona occupazione, contrasto alle povertà, fisco e su altri capitoli per noi fondamentali, inseriti nella piattaforma “Per una nuova stagione del Lavoro e dei diritti”.
Manca, infatti, una visione dell’Esecutivo sulle politiche di sviluppo, sulla crescita, sulle politiche industriali, su quelle energetiche, sull’inclusione sociale, sulle politiche abitative, sul welfare, sulla non autosufficienza, sul sistema previdenziale, sul Mezzogiorno, sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, sulla buona occupazione, che cancelli il lavoro precario e che guardi ai giovani, alle donne, che pagano il prezzo più alto in questa fase storica ed inedita di cambiamenti.
Senza trascurare l’emergenza del sistema sanitario per cui, nonostante il messaggio tragico lanciato dal Covid, con i circa 190mila morti, si continua a perpetuare una visione miope, riservando investimenti limitati e tesi a riscontrare più le economie di bilancio che la salute e la cura delle persone grandi e piccole.
Abbiamo più volte chiarito che è il popolo a scegliere i Governi e che la Cisl, in quanto sindacato autonomo ed indipendente, sceglie di dialogare sempre e con tutti i Governi legittimamente eletti.
Ma oggi non si può non rilevare la difformità tra le dichiarazioni programmatiche espresse dalla Premier in Parlamento in materia di dialogo sociale e la loro esigibilità ad oggi non pervenuta.
Con ciò non intendiamo sottacere la scelta, che abbiamo apprezzato, dell’ulteriore taglio sul cuneo contributivo di 4 punti ma validato solo per sei mesi, cioè da luglio a dicembre; per questo chiediamo che esso venga reso strutturale, specie a fronte di un’inflazione che ha ripreso a crescere fin sopra l’8% e di un aumento evidente dei prezzi al consumo sui generi prima necessità.
Da qui, anche, la nostra richiesta di una nuova politica dei redditi e dei salari per fronteggiare quegli aumenti e di revisione dell’indice Ipca dei prezzi al consumo che ormai non regge più, non includendo gli adeguamenti al rialzo dei costi energetici per le famiglie.
Stando poi ai dati Ocse, nell’ultimo trentennio i salari reali in Italia si sono ridotti del 2,9%, mentre nel resto dei Paesi occidentali nostri competitori sono cresciuti di oltre il 30% come in Germania e Francia.
Altro che “gabbie salari”ammantate di“equità e di lotta al bisogno” proposte dal ministro Valditara, per stipendi differenziati tra insegnanti, in base al costo della vita nelle distinte città d’Italia.
Si pensi, piuttosto, a rinnovare i contratti collettivi per oltre 6,5 milioni di dipendenti pubblici e privati, a detassare la contrattazione di secondo livello e iniziando col detassare la 13^ mensilità, a garantire la piena tutela del potere d’acquisto delle pensioni ed a realizzare un sistema previdenziale inclusivo e solidaristico per giovani e donne, ripristinando ad esempio l’Opzione donna che questo Governo ha cancellato.
Ed inoltre, andrebbe trattato il tema di scuola e formazione, con serietà nonché con decisi investimenti concreti come ad esempio pianificare infrastrutture sociali utili a combattere l’inverno demografico, cioè asili nido, scuola a tempo pieno, mense, perché laddove le istituzioni investono con misure specifiche la débacle delle nascite non si registra ed anzi avviene il contrario.
La scuola è fondamentale perché là devono costruirsi le competenze del domani, per un mercato del lavoro che si trasforma velocemente.
E quanto alla delega per la revisione del sistema fiscale il Governo pensa a misure peggiorative, a fronte di una Irpef che pesa per il 94% su dipendenti e pensionati che oggi pagano tasse con aliquote maggiori rispetto a quelle delle rendite finanziarie e nulla esso ritiene di dover smuovere rispetto ai 100 mld di evasione fiscale; anzi, pensa ad un allargamento della flat tax, così cancellando il principio costituzionale della progressività.
Allora, sfidiamo il Governo ad essere coerente con quanto annunciato nell’ultimo incontro con Cgil, Cisl e Uil il 30 aprile u.s., ovvero l’apertura del dialogo per dare dignità alle proposte ed alle sollecitazioni del sindacato confederale, il quale nei momenti più delicati della storia del Paese è stato essenziale per governare crisi economiche, sociali ed anche politiche, con scelte che quando condivise sono risultate utili a tutti.
Bisogna, infine, avanzare verso nuovi modelli di relazioni industriali, dando più protagonismo alle lavoratrici e ai lavoratori e piena applicazione all’articolo 46 della Costituzione, riconoscendo il diritto dei dipendenti a collaborare alla gestione delle aziende; e la proposta di legge di iniziativa popolare della Cisl sulla Partecipazione va in questo senso.
Anche con l’ultima tappa di Napoli, Cgil Cisl e Uil lanceranno il messaggio chiaro, per nulla ambiguo e cioè che il destino del Paese, in particolar modo quello del mondo del lavoro, delle pensionate e dei pensionati, si decide insieme facendo argine a qualsivoglia protesta strumentale.
Perché il sindacato confederale ha saputo sempre assumersi le proprie responsabilità, quando si è data l’opportunità di confrontarsi sulle scelte e di condividere soluzioni necessarie sia per il Paese che per i nostri territori.
Anche qui, certo, dove a fronte dei noti processi di de-carbonizzazione, a partire segnatamente dallo stabilimento di Acciaierie d’Italia e dalla Centrale Enel di Cerano, non intendiamo recedere di un passo né abdicare alla governance dei processi in atto e, meno che mai, perdere neanche un euro in risorse europee come il PNRR, il JTF, i Fondi SIE ed il FSC.