BRINDISI.Operazione Antimafia: Arrestati in Italia ed in Germania due latitanti
I Carabinieri di Brindisi hanno localizzato e arrestato a Correggio (RE) il latitante Gianluca Lamendola, presunto capo del clan di S.C.U. “Lamendola-Cantanna”
All’alba di oggi 18 novembre 2023, a Correggio (RE), i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Brindisi e della Compagnia di San Vito dei Normanni, a seguito di un’articolata e complessa attività investigativa coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, hanno localizzato e arrestato il latitante Gianluca LAMENDOLA, 34 enne, sottrattosi all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Lecce su richiesta di quella Direzione Distrettuale Antimafia, eseguita lo scorso 18 luglio nella provincia di Brindisi e in altre provincie pugliesi. Il medesimo è stato raggiunto nella pertinenza di un’abitazione nella provincia emiliana, a seguito di una vera e propria operazione militare, condotta con il supporto dei Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Emilia, nel corso della quale è stato dapprima cinturato l’intero complesso condominiale, per poi farvi irruzione e bloccare il latitante. Lo stesso, dopo le formalità di rito, è stato condotto nel carcere di Reggio Emilia ed è indagato per i reati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, tentati omicidi, detenzione e porto illegale di armi da fuoco e da guerra, violenza privata, lesioni personali, estorsioni, ricettazione, danneggiamento seguito da incendio e autoriciclaggio, tutti aggravati dal metodo mafioso e violazione degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. Il G.I.P. del Tribunale di Lecce, a seguito della fuga e delle laboriose ricerche che si sono rese necessarie, ha emesso nel mese di agosto scorso il decreto di latitanza.
Nell’ambito del medesimo contesto investigativo, il 16 novembre u.s., l’Unità F.A.S.T. (Fugitive Active Search Team) della polizia tedesca, coordinata dall’omologa Unità Italiana del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, sulla base di elementi investigativi forniti dal Comando Provinciale Carabinieri di Brindisi, ha localizzato in Germania e arrestato il latitante Adriano NATALE, 41enne, anch’egli sfuggito alla cattura lo scorso 18 luglio. Per quest’ultimo è stato avviato il procedimento di estradizione per il previsto trasferimento in Italia.
Il NATALE è gravemente indiziato dei reati di associazione mafiosa, narcotraffico, detenzione e porto illegale di armi clandestine e numerosi altri reati.
22/09/2023
CARABINIERI BRINDISI. ORDINANZA DI CUSTODIA CAUTELARE NEI CONFRONTI DI 22 PERSONE INDAGATE, A VARIO TITOLO, PER ASSOCIAZIONE DI TIPO MAFIOSO, ASSOCIAZIONE FINALIZZATA AL TRAFFICO DI STUPEFACENTI, TENTATO OMICIDIO, DETENZIONE EPORTO ILLEGALE DI ARMI DA FUOCO E DA GUERRA, VIOLENZA PRIVATA, LESIONI PERSONALI, ESTORSIONE, RICETTAZIONE, DANNEGGIAMENTO SEGUITO DA INCENDIO ED AUTORICICLAGGIO, TUTTI AGGRAVATI DAL METODO MAFIOSO, PRODUZIONE, COLTIVAZIONE, SPACCIO E DETENZIONE AI FINI DI SPACCIO DI SOSTANZE STUPEFACENTI E VIOLAZIONE DEGLI OBBLIGHI INERENTI ALLA SORVEGLIANZA SPECIALE DI P.S.
Alle prime luci dell’alba nei comuni brindisini di San Vito dei Normanni, Mesagne, Carovigno, San Pancrazio Salentino, Torre Santa Susanna e Fasano, nei capoluoghi di Brindisi, Lecce, Taranto, Foggia, Trani e nel comune barese di Corato, i Carabinieri della Compagnia di San Vito dei Normanni, con il supporto in fase esecutiva dello Squadrone Eliportato Cacciatori <Puglia= e del Nucleo Cinofili di Bari e Potenza, hanno condotto una articolata operazione Antimafia dando esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere n. 9698/2020 R.G.N.R. n.108/20 D.D.A., n. 6835/21 R. Gip, n. 138/2023 O.C.C., emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso Tribunale di Lecce su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura di Lecce nei confronti di 22 soggetti, indagati, a vario titolo, per associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, tentato omicidio, detenzione e porto illegale di armi da fuoco e da guerra, violenza privata, lesioni personali, estorsione, ricettazione, danneggiamento seguito da incendio ed autoriciclaggio, tutti aggravati dal metodo mafioso, produzione, coltivazione, spaccio e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e violazione degli obblighi inerenti alla Sorveglianza Speciale di P.S. .
Il Giudice per le Indagini Preliminari di Lecce condividendo l’impostazione accusatoria ha disposto:
a.Ordinanza della custodia cautelare in carcere nei confronti di 21 individui;
b.Ordinanza di applicazione degli arresti domiciliari, nei confronti di 1 individuo;
Le misure cautelari sono state eseguite nei confronti degli indagati i quali si devono ritenere presunti non colpevoli in considerazione dell’attuale fase del procedimento e fino al definitivo accertamento della colpevolezza con sentenza irrevocabile.
L’indagine, condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di San Vito dei Normanni e originariamente delegata dalla Procura della Repubblica di Brindisi, trae origine dal tentato omicidio di un sorvegliato speciale, avvenuto la sera del 05.07.2020 nel comune di Latiano. La vittima, per puro caso e grazie alla prontezza di riflessi, non venne attinta mortalmente dalla raffica di colpi calibro 9 esplosi, ma solo di striscio, trovando rifugio dietro le mura della propria abitazione.
L’attività investigativa proseguita sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce sino al settembre 2022 attraverso intercettazioni di conversazioni e comunicazioni telefoniche, tra presenti e telematiche, pedinamenti, osservazioni e ricognizioni aeree, ha consentito di acquisire un poderoso quadro indiziario a carico dei presunti esecutori materiali e del mandante del grave fatto delittuoso nonchÈ di accertare con elevata probabilit‡ che tale evento delittuoso fosse da ascriversi alle dinamiche relative al controllo del territorio da parte di una organizzazione di tipo mafioso capeggiata da Lamendola Gianluca, nipote del mesagnese CANTANNA CARLO – condannato all’ergastolo, con sentenza della Corte d’Assise di Appello di Lecce del 26.06.2017 per l’omicidio di Tommaso MARSEGLIA avvenuto il 22.07.2001 in San Vito dei Normanni -, al vertice di una frangia dell’organizzazione mafiosa denominata sacra corona unita.
L’indagine ha consentito di acquisire gravi indizi in ordine all’ascesa criminale di Lamendola Gianluca quale capo di un gruppo criminoso dai connotati tipicamente mafiosi avvenuta in modo violento, con l’uso della forza e delle armi.
Sono stati infatti acquisiti elementi investigativi di riscontro in ordine a numerosi episodi di pestaggi, sequestri di persona, agguati e tentati omicidi attraverso i quali appare probabile che gli indagati si siano imposti sul territorio determinando una condizione di assoggettamento ed omert‡ dei cittadini, tanto che non risultano presentate denunce e ricorrendo a condotte estorsive ai danni di esercizi commerciali.
L’attività investigativa ha consentito pertanto di fare luce su una verosimile sistematica attivit‡ di consolidamento del potere di controllo di territori gi‡ sottoposti al clan capeggiato da CANTANNA CARLO, ma contesi da altri gruppi affermatisi nelle more della detenzione di questo, attuata attraverso condotte funzionali a riappropriarsi con metodo violento e minaccioso degli spazi , organizzando e partecipando ad una serie di agguati armati, pestaggi e sequestri di persona nei confronti degli infedeli o di coloro che osavano ostacolarne l’espansione o fossero entrati in contrasto con gli interessi dell’associazione.
Una volta consolidata la posizione su San Vito dei Normanni, affidata ad uno dei suoi referenti, appare probabile che gli indagati abbiano ampliato gli interessi dell’organizzazione affiliando altri referenti, nel comune di Brindisi e in quello di Fasano, i cui capozona di quel momento hanno dapprima tentato di opporsi per poi desistere sotto le violente azioni armate. Frizioni sono nate anche con altre famiglie criminali, operanti nei territori di Mesagne, Torchiarolo (BR) e Squinzano (LE).
Le indagini preliminari, coordinate e dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce e sviluppate in piena sinergia con la D.C.S.A. (Direzione Centrale per i Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno), hanno permesso, altresÏ, di acquisire importanti elementi sulla presunta attivit‡ di traffico di sostanze stupefacenti, quale core business dell’organizzazione, attraverso cui sarebbero stati accumulati ingenti capitali che poi, oltre ad essere redistribuiti alle famiglie dei detenuti, sarebbero stati interrati nei fondi adiacenti alla masseria di contrada Mascava, principale base operativa dell’associazione, situata in territorio di Brindisi ai confini con quello di Mesagne, San Vito dei Normanni e Carovigno.
Sono stati, quindi, individuati canali di rifornimento della sostanza stupefacente, proveniente dalle province di Bari e Foggia, e tracciati i flussi per un quantitativo superiore a 50 kg. di sostanza stupefacente, fra cocaina, eroina, hashish e marijuana, successivamente, immessa, tramite i referenti di zona, sulle piazze di spaccio di San Vito dei Normanni, Brindisi, Carovigno, Fasano, San Pancrazio Salentino e Corato. Anche la sostanza stupefacente, come le somme di denaro, veniva interrata nell’area rurale di Contrada Mascava, potendo contare sull’assoggettamento dei proprietari dei terreni.
Le indagini hanno disvelato, inoltre, un collaudato meccanismo di copertura dei beni, o dei proventi, derivanti da delitto, attraverso l’investimento nell’acquisto di vetture da parte di concessionarie, riconducibili ai membri del sodalizio o ad esponenti in affari con l’organizzazione, in particolare nel traffico di sostanze stupefacenti. Tale finalit‡, ovviamente, non era solo connessa ad aspetti meramente elusivi, per beneficiare dei vantaggi fiscali che ne derivavano ma, soprattutto, per riciclare il denaro immesso nei circuiti legali dell’economia.
L’attività investigativa avrebbe consentito, peraltro, di riscontrare almeno cinque tentativi di estorsione in danno di imprenditori locali, che operano nel settore alimentare, della ristorazione e terziario, a cui era stata imposta la consegna di circa 500 euro mensili in cambio di protezione, cinque estorsioni consumate in danno di imprenditori, operanti nel settore della compravendita auto o commercio pellet, e di privati cittadini entrati in conflitto con gli interessi dell’organizzazione, per un totale di circa 19.000 euro.
Alcune estorsioni sono state commesse con modalit‡ particolarmente violente e tutte caratterizzate da un atteggiamento scarsamente collaborativo delle vittime. Nessuna di loro, infatti, ha denunciato i fatti, rifugiandosi in condotte reticenti non favorendo, cosÏ, le progressioni investigative.
L’associazione mafiosa, come ampiamente documentato, avrebbe integrato quelle tipiche condotte sia di affiliazione che di permanenza nel gruppo, nel rispetto di regole che il capo dell’organizzazione avrebbe imposto secondo il rigore che caratterizza le organizzazioni criminali mafiose e consistenti nei seguenti dettami:
- inviolabilit‡ del vincolo familiare;
- divieto all’uso di droghe;
- cautela nell’utilizzo della violenza nei riguardi di estranei ai circuiti malavitosi;
4.rispetto delle donne dei partecipi detenuti.
I comportamenti contrari alle regole risultavano sistematicamente sanzionati con l’irrogazione di punizioni corporali simboliche, come il taglio della schiena, alla presenza di altri affiliati, in grado di amplificare l’intimidazione interna.
In un caso, ad uno degli affiliati, responsabile di aver fatto violentare la compagna, Ë stato imposto
l’isolamento all’interno di una delle basi nella disponibilit‡ dell’organizzazione, con sede in Fasano.
I risultati investigativi, riscontrati da numerosi arresti in flagranza di reato, sequestri di armi clandestine, fra cui pistole, fucili e sostanze stupefacenti, per un traffico accertato superiore a 50 kg. fra cocaina, eroina, hashish e marijuana, oltre al sequestro di una coltivazione di canapa indiana, costituita da circa 1.000 esemplari, individuata nell’area rurale tra San Vito dei Normanni, Mesagne e Latiano, riassunti nell’informativa dei Carabinieri e riportati nella richiesta di misura presentata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, hanno raccolto elementi indiziari nei confronti di 39 indagati.
La consorteria, infine, Ë accusata di aver detenuto, oltre a quelle sequestrate, altre armi comuni da sparo, e da guerra, come una pistola mitragliatrice Skorpion, occultate e prontamente disponibili. Nel corso delle indagini sono state riscontrate plurime violazioni della normativa antimafia, ex art. 75 comma 2 del D. Lgs 159/2011, commessi dal presunto reggente dell’organizzazione sottoposto a Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza che avrebbe violato sistematicamente gli obblighi derivanti dalla misura di prevenzione.
Il giudice per le indagini preliminari di Lecce ha ritenuto gravi gli elementi investigativi acquisiti condividendo l’impostazione accusatoria ed emettendo dunque l’ordinanza di custodia cautelare a cui questo Comando Compagnia dei CC ha dato esecuzione nella mattinata odierna.
26/09/2023
UN TRULLO COME RIFUGIO. CATTURATO NELLE CAMPAGNE FRA OSTUNI (BR) E CISTERNINO (BR) IL LATITANTE COSIMO LAMENDOLA, SFUGGITO ALL’ARRESTO LO SCORSO 18 LUGLIO
NELL’AMBITO DELL’OPERAZIONE <THE WOLF=. ARRESTATA ANCHE UNA DONNA PER FAVOREGGIAMENTO.
Nel primo pomeriggio del 25 settembre 2023, i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di San Vito dei Normanni (BR) hanno fatto irruzione in un trullo isolato nelle campagne tra Ostuni e Cisternino ove Ë stato trovato ed arrestato il latitante Cosimo Lamendola, sfuggito all’Ordinanza di Custodia Cautelare dello scorso 18 luglio ed emessa dal GIP di Lecce su richiesta di quella DDA. Le indagini, avviate a seguito dell’irreperibilità di Cosimo e Gianluca Lamendola, rispettivamente padre e figlio, elementi di vertice dell’associazione mafiosa, hanno consentito di individuare il nascondiglio del fuggiasco, sebbene collocatosi in un’area rurale ed isolata, posta al confine tra i due comuni. Insieme al latitante Ë stata arrestata una donna che aveva funzioni di vivandiera, ed al momento dell’irruzione stava preparando il pranzo al ricercato. La donna Ë stata trasferita, insieme al latitante arrestato, alla Casa Circondariale di Lecce e dovr‡ rispondere di favoreggiamento personale. All’interno del nascondiglio sono state rinvenute diverse parrucche da uomo. L’odierna cattura segue alla localizzazione ed arresto in Germania – sulla base di elementi investigativi forniti dai Carabinieri di San Vito dei Normanni – di Rosario Cantanna, cognato di Cosimo Lamendola.