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CUSTODIA CAUTELARE E REATO DI TORTURA: COME I MEDIA E GLI OPINION MAKERS INFLUENZANO I PROCESSI AI POLIZIOTTI PENITENZIARI

Davvero nelle carceri della Nazione lavorano “torturatori” o presunti tali?

Tutt’altro, come emerge da un impietoso studio apparso sul blog PoliziaPenitenziaria.it, a firma di Giovanni Battista de Blasis, che ha voluto studiare il ruolo della definizione ambigua del reato di tortura nelle accuse agli agenti della Polizia Penitenziaria e nell’adozione della custodia cautelare in carcere. Proprio da qui parte, de Blasis: “”parecchi poliziotti penitenziari, negli ultimi anni, sono finiti in cella” con quella terribile accusa. Ma “sono finiti in cella sempre in custodia cautelare e mai a seguito di una condanna definitiva al carcere”.

Purtroppo, accade spesso che, in casi di grande risonanza mediatica, gli opinion makers e parte della stampa non si limitano a raccontare i fatti, ma alimentano una vera e propria campagna contro la Polizia Penitenziaria. Anche se le accuse, per quanto gravi, sono ancora al vaglio della magistratura, ciò non impedisce a politici e media di evocare immagini di violenze sistemiche e abusi impuniti, puntando il dito contro gli agenti molto prima che i processi abbiano chiarito le loro responsabilità. Ma nel suo appassionato articolo, l’autore evidenzia una contraddizione in termini rispetto proprio alla custodia cautelare ed alla percezione che si ha di sé: “se la custodia cautelare in carcere è un problema per certi imputati, perché non lo è per il collega del minorile Beccaria di Milano, che da mesi è in cella in custodia preventiva (pur avendo problemi di salute e una casa a Milano, con moglie e figlioletto di due anni, dove potrebbe stare agli arresti domiciliari). Evidentemente, per alcuni commentatori professionisti, la giustizia è soltanto un concetto da strumentalizzare, adattandolo alla convenienza del momento”.

 

L’articolo è disponibile al link: https://www.poliziapenitenziaria.it/custodia-cautelare-e-reato-tortura-media-e-opinion-

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