Da settimane siamo impegnati con le assemblee nei luoghi di lavoro a discutere con i  lavoratori delle ragioni dello sciopero proclamato per giorno 29 novembre da Cgil e Uil e  a gestire lo stato di agitazione proclamato dopo la rottura del tavolo di trattativa del ccnl  e la proclamazione dello sciopero di 8 ore da effettuarsi entro il 15 gennaio 2025.  

La vertenza del rinnovo del ccnl con le motivazioni che hanno determinato la rottura del  tavolo di trattativa, sta tutta dentro la piattaforma alla base dello sciopero di giorno 29  novembre. Come Fiom partecipiamo e sosteniamo con forza le ragioni dello SCIOPERO  GENERALE indetto per venerdì 29 novembre da Cgil e Uil contro la manovra di bilancio  del governo Meloni che non dà risposte concrete ai problemi dei Lavoratori e delle  Lavoratrici. 

Imprese e governo condividono un’idea di Paese che prevede la subalternita` del lavoro  agli interessi della finanza, delle rendite, delle multinazionali, dei fondi di investimento,  delle banche e delle assicurazioni, dai quali si potrebbero recuperare le risorse da  investire nella transizione energetica – che significa lavoro – nella sanita` pubblica, nella  scuola e nelle pensioni. 

Senza investimenti per il sistema industriale e definanziando progressivamente lo stato  sociale, il Paese implode. 

Senza dimenticare che le recenti decisioni del governo sul mercato del lavoro hanno  aumentato le forme di flessibilità implementando la deregolamentazione che permette  alle aziende una maggiore precarizzazione dei lavoratori. 

Sul territorio di Brindisi si sta verificando una vera “ tempesta perfetta” .  

Alle crisi determinate dalla chiusura della centrale elettrica dell’ENEL e alla  trasformazione industriale del petrolchimico dagli effetti piuttosto preoccupanti per tutti  i lavoratori ed in particolare per quelli degli appalti, si aggiungono altre vertenze  industriali drammatiche.  

I due stabilimenti brindisini (altri due in Campania) del settore aeronautico del gruppo  DEMA, sono attualmente in concordato preventivo il quale prevede ancora la chiusura  di uno e la cessione dell’altro (DAR) a ITALSISTEMI. A settembre sembrava tutto pronto  per l’operazione, i lavoratori hanno anche gia` da tempo sottoscritto gli accordi  individuali per il passaggio alla nuova societa` ma ad oggi il rogito non e` stato ancora  perfezionato. Complessivamente quasi 150 dipendenti vivono una condizione sospesa e 

angosciante. Stiamo chiedendo il supporto delle istituzioni per provare a sciogliere i nodi  di questa complicata vertenza e dopo numerosi solleciti e` finalmente arrivata la  convocazione da parte del MIMIT per il 10 dicembre p.v. 

Ma c’e` anche lo stabilimento della T.I. Group, con i suoi quasi 120 dipendenti che produce  componentistica per il settore automotive ed in particolare per le aziende dell’ex gruppo  Fiat (Stellantis e Iveco), unico produttore di auto in Italia. Attualmente in cigo ed in calo  progressivo di produzione, il suo destino e` legato indissolubilmente alle scelte di politica  industriale, se e quando si faranno, agli investimenti pubblici e privati nel settore. Il taglio  di 4,6 miliardi al fondo di 5,3 miliardi per la transizione del settore automotive operato  adesso dal governo (per destinarlo alla difesa), lascia a dir poco stupefatti.  

Non abbiamo alternative a mettere in campo tutta la vertenzialita` di cui siamo capaci,  per ottenere una svolta nelle politiche sociali e le risposte che servono dalle nostre  controparti.  

Ricordiamo che, tra il 2020 e il 2023, nelle aziende, la quota di valore aggiunto che va al  costo del lavoro ha perso 12 punti percentuali, mentre quella che remunera il capitale di  rischio dei soci è aumentata di 14 punti percentuali (e per l’80% è andata nei conti  correnti di pochi, nemmeno in investimenti!). 

Il travaso di ricchezza dal lavoro al capitale è stato pazzesco, e quei soldi – attraverso gli  investimenti e il rinnovo dei contratti nazionali – vanno semplicemente restituiti a  lavoratrici e lavoratori. Da qui partiremo unitariamente con Fim e Uilm per individuare  entro il 15 gennaio, la giornata di sciopero di 8 ore nel settore metalmeccanico e le  ulteriori forme di lotta da mettere in campo. 

In questi anni abbiamo difeso le aziende spesso anche dagli stessi proprietari che  volevano licenziare o chiudere e continueremo a farlo perche` e` ora di bloccare chiusure  e licenziamenti e rivendicare investimenti per rilanciare l’industria nella transizione  ambientale e tecnologica.  

Ciro Di Gioia 

Segretario Generale 

Fiom Cgil Brindisi