Andrea Carbonari, autore del libro „Ci sarà una volta…Jacopone“, Bertoni editore, ci racconta delle esperienze acquisite durante le presentazioni e gli incontri con due scuole di Todi e con un centro per disturbi alimentari della stessa città. Esperienze che lo hanno visto protagonista, nell’ultimo anno, di un tentativo originale e allo stesso tempo di valore didattico: narrare le vicende della vita e delle opere del frate tuderte in una veste distopica e immaginifica, ambientata nel 3000, anno in cui Jacopone torna nel suo paese natio.
A questo proposito lo abbiamo intervistato:
Come è nata l’idea di proporre il libro nelle scuole?
Intanto ci tengo a precisare che, pur essendo da molti anni ormai docente di Italiano, Francese e Tedesco in una scuola media e superiore tedesca, nei pressi di Colonia, non ho mai interrotto i rapporti con Todi, la mia città natale e scrivere un libro su Jacopone “formato juniores”, è stato un po’ come tornare alle origini, oltre che riprendere in mano le letture delle laudi del frate e le turbolenze, leggendarie e storiche, della sua vita. Con Bertoni poi, ho trovato l’editore adatto che ha creduto nel progetto di uno Jacopone da proporre ad un pubblico giovane e , perché no, anche diversamente giovane. L’idea era trovare una chiave narrativa per parlare dell’ uomo Jacopone e dei temi affrontati nelle sue opere: l’amore, la morte, la fede, l’amicizia, il rapporto con la Chiesa.
Il tutto coniugato agli sviluppi della nostra società cibernetica. Quale sede migliore, dunque, delle scuole di Todi per presentare il libro e incontrare gli studenti?
Come hai trovato il clima di collaborazione con i docenti che hanno partecipato agli incontri?
Ottimo. Ho conosciuto dei docenti preparatissimi, impegnati nella realizzazione dei progetti ed estremamente motivanti nei confronti degli studenti, i quali a loro volta non solo si sono poi confrontati con Jacopone, uomo del passato e del futuro, che ci parla anche “hic et nunc”, ma hanno messo in evidenza una notevole vena creativa nella rielaborazione delle diverse parti del libro, ritenute maggiormente interessanti. Senza il supporto di insegnanti così determinati e, ripeto, anche molto aperti alle novità, gli incontri non avrebbero avuto il successo che poi hanno riscosso.
Mi preme allora menzionare e ringraziare ancora una volta, qui di seguito, i docenti che si sono prodigati per rendere piacevole e didatticamente proficuo l’incontro con Jacopone personaggio del libro; per la Scuola Media “Cocchi-Aosta” gli insegnanti Bucci, Censi, Gigli, Maestripieri, Patalini. Russo e Trovarelli, e per il Liceo “Jacopone da Todi” le professoresse Felceti e Milordini.
Come è stato recepito il testo dagli scolari della Scuole Media “Cocchi-Aosta”?
Incredibilmente bene. Hanno partecipato al progetto ragazzi e ragazze di prima e seconda media, dedicando un’intera mattinata ai lavori ispirati al libro, nell’aula teatro della scuola. Dopo mesi di lettura e rielaborazione, gli alunni hanno presentato progetti creativi e vari, tra cui: tamburini in abito medievale per il benvenuto, declamazioni di una lauda, cartelloni ispirati a scene del libro, una lettera a Jacopone, interviste a me e a mia figlia Elen (illustratrice del libro), un video-making, un reading musicale, riscrittura creativa di poesie e persino una drammatizzazione del capitolo IX.
Alla fine, mi è stato consegnato un piatto in ceramica, realizzato nel laboratorio artistico della scuola, che riproduceva la copertina del libro.
La parte più bella? Dialogare con gli alunni e rispondere alle loro domande. Non quelle di rito, ma quelle vere, profonde, come: Qual è il messaggio centrale del libro? Se Jacopone tornasse, approverebbe la Chiesa attuale? La tecnologia ci rende davvero più felici? Riusciremo mai a vivere in pace? Domande che fanno riflettere ed a cui non è certo facile rispondere.
Un breve aneddoto: alla fine un ragazzino mi è venuto incontro, ha voluto un autografo e mi ha sussurrato: “ il libro mi è piaciuto veramente tanto. Mi pare di essere diventato amico di Jacopone. Grazie! E pensare che a me non piace leggere!”
E dagli studenti del Liceo “Jacopone da Todi”?
È stata una grande emozione tornare tra quei banchi che mi hanno visto studente liceale e percepire sui volti dei partecipanti, quei tratti di freschezza, giovinezza, irrequietezza, entusiasmo, gioia di vivere che erano anche i nostri e dei miei compagni di classe…qualche annetto fa. Nell’aula magna del Liceo “Jacopone da Todi”, ho provato forte infatti questa sensazione.
La classe 2A Scientifico, guidata e preparata alla presentazione dalla professoressa Anna Maria Milordini, ha seguito con interesse, partecipazione e anche divertimento le vicende di Jacopone personaggio del romanzo, tra storia, leggenda e fantascienza, nel luogo più adatto, in cui Jacopone fittizio incontra “sé stesso” al Liceo a lui dedicato.
Gli studenti si sono confrontati con le varie tematiche affrontate nel libro, riflettendo soprattutto sul ruolo e i possibili sviluppi futuri di una società già molto tecnologizzata oggi e tendente all’era post-elettronica.
Si è inoltre discusso di argomenti quali la religione, la società del futuro, i progressi medico-scientifici, la morte, il mistero. Anche in questo caso l’interesse degli studenti si è declinato in varie domande, vertenti in particolar modo sulla visione di un mondo futuro, che già percepiamo nel presente, ma ugualmente difficile da immaginare, vista la velocità con cui il progresso ci sfida con sempre nuove scoperte e invenzioni, soprattutto nel campo della robotica e cibernetica, nonché su aspetti più prettamente storico-religiosi. Mi ha colpito una domanda: le religioni sopravviveranno allo strapotere della scienza e della tecnologia applicata, in particolare dalle intelligenze artificiali? Difficile trovare una risposta, ma ne abbiamo discusso, arricchendoci reciprocamente.
Inoltre, gli studenti, guidati dalla professoressa Susi Felceti, hanno scritto un articolo molto interessante sul libro per il giornale scolastico “Sottob@nco”, che si può leggere a questo link:
Jacopone da Todi: il frate che parla ai giovani – Sottob@nco
Perché poi hai presentato il libro in un centro per disturbi alimentari?
A Todi c’è da molti anni ormai un centro dei disturbi alimentari molto riconosciuto in tutta Italia. Qui, grazie all’interessamento della dottoressa Emanuela Falconi, ho avuto modo di conoscere le ragazze in terapia e parlare con loro del libro. Le partecipanti, molto attente e incuriosite, sono intervenute con domande stimolanti e riflessioni acute e puntuali, a dimostrazione di quanto sia importante entrare in dialogo con i giovani sui grandi temi che occupano e preoccupano l’umanità, oltre che su determinate problematiche psicologiche.
Una parte del libro ha suscitato in modo particolare l’attenzione e cioè quando Jacopone personaggio parla dell’importanza della moderazione, della misura e dice queste parole:
“una volta convertito ho imparato la misura, la moderazione e la sobrietà come regole di vita, senza gli eccessi che gridano ora al miracolo, ora alla mortificazione del corpo. Carissimi, la virtù sta sempre nel mezzo! Un esempio? La mia lauda sul mangiare: bisogna nutrirsi con moderazione, mangiare il giusto, né troppo, né troppo poco, per una vita sana e lunga(…):
io nutro il mio corpo e non lo uccido,
io nutro il mio corpo, che mi aiuta a servire Dio”.
Gli incontri hanno soddisfatto le tue aspettative?
Moltissimo e, forse, sono andati anche oltre.
In un periodo in cui le intelligenze artificiali svuotano quella naturale, i ragazzi e le ragazze hanno dimostrato di saper ben usare la loro intelligenza: unica, critica, originale, creativa e fantasiosa, ma, soprattutto, nonostante droni, robot, smartphone e social media, ancora traboccante di tanta umanità.
Inoltre sentendo leggere, interpretare, rielaborare le parti del libro, ho avuto quella bella e rara sensazione che ti dice: “beh…forse questa volta scrivere ha avuto un senso”, sì perché altrimenti rischia di rimanere una sterile attività per un mannello di lettori.
Cosa ti auguri per il futuro…”jacoponico”?
Come Jacopone nel mio libro sogna di parlare con San Francesco e , grazie alle ipertecnologie del 3000 la cosa succede veramente, così io, ma molto più umilmente, avrei un sogno: riuscire ad “esportare” questo tipo di narrazione per ragazzi fuori da Todi, dove per ovvie ragioni ha avuto il successo meritato, ed iniziare a farla conoscere in altre scuole dell’Umbria e , perché no, anche in altre d’Italia.
Certo Jacopone non è né San Francesco, né Dante, però un intermediario tra i due, sia a a livello linguistico, che per tematiche trattate e meriterebbe di esser conosciuto meglio, magari in versione storico-fantascientifica, come nel mio romanzo.
Per realizzare ciò è però sempre necessaria la collaborazione di docenti interessati e disponibili al progetto, come i miei colleghi tuderti.
Dovrò aspettare fino al 3000 per la realizzazione di questo sogno? Speriamo di no. In ogni caso…comincio a prepararmi.