Nota del consigliere regionale del M5S Cristian Casili 

“È del tutto incomprensibile la posizione assunta dal Governo regionale sulla questione del Consorzio Unico di bonifica. Ancora più grave è la scelta di ostacolare il confronto democratico in Consiglio regionale, impedendo la discussione del mio emendamento per la sospensione del tributo 630. Un emendamento che avevo già presentato nella precedente seduta e di cui questa volta non si è neanche parlato a causa della caduta del numero legale.

Il parere tecnico fornito dagli uffici competenti è inequivocabile: la mia proposta non comporta oneri a carico del bilancio regionale. Ciò è sufficiente a escludere una possibile violazione dell’art. 81 della Costituzione, che continua invece ad essere impropriamente invocato per giustificare l’inammissibilità dell’emendamento.

La presunta mancanza di copertura finanziaria per le minori entrate dei Consorzi è un pretesto, una foglia di fico dietro cui si nasconde la volontà politica di evitare il voto dell’Aula e di mortificare le prerogative dei consiglieri regionali.

È inaccettabile che il Governo regionale diffonda dati imprecisi e fuorvianti. Si parla di un ipotetico mancato introito di 12-14 milioni di euro legato alla sospensione del tributo 630. Tuttavia, lo stesso commissario Ferraro ha dichiarato in audizione che il tasso di riscossione effettivo si attesta appena al 25%. Di quali cifre reali stiamo dunque parlando? E perché i referti tecnici omettono di fornire una stima concreta e trasparente di tali importi?

Il mio emendamento chiede semplicemente la sospensione del tributo fino all’approvazione dei nuovi piani di contribuenza. In assenza di tali piani, la riscossione si fonda su basi normative incerte, con il rischio concreto di configurare una grave violazione del principio di legalità tributaria, a danno di cittadini e agricoltori.

Ricordo che il Consiglio regionale si è già espresso favorevolmente su una mia precedente mozione in materia, ritenuta ammissibile e approvata dall’Assemblea. La Giunta ha tuttavia scelto di disattenderne l’esito, contraddicendo l’orientamento espresso dal massimo organo legislativo regionale.

Non servono ordini del giorno privi di efficacia vincolante, che rischiano di ridurre il ruolo del Consiglio a mera ratifica formale. Le nostre leggi sono sottoposte al vaglio del Governo nazionale, che può impugnarle entro 60 giorni dalla pubblicazione. Se la Giunta è davvero convinta della incostituzionalità dell’emendamento, spieghi con precisione dove si collocano le presunte minori entrate che oggi paventa, ma che nessun dato ufficiale certifica. Noi siamo certi della costituzionalità della nostra proposta. 

Un’eventuale impugnativa, se dovesse avvenire, interverrebbe in tempi rapidi e non esporrebbe il Consorzio ai mancati introiti prospettati. In caso contrario, l’assenza di rilievi da parte del Governo confermerebbe la legittimità del percorso intrapreso.

La Regione ha oggi il dovere di esercitare un controllo rigoroso su un ente che opera in regime commissariale, come i precedenti Consorzi, tra inefficienze strutturali e sprechi di risorse pubbliche. Una situazione più volte denunciata anche da alcuni componenti della stessa Giunta.

Altro che chiusura dei Consorzi, come va sostenendo l’assessore Amati: qui si sta semplicemente prolungando artificialmente l’esistenza di un ente ormai in stato di coma profondo, con ricadute negative sulla collettività.

Si proceda con la votazione dell’emendamento. Si interrompa questa spirale di illegittimità e vessazione, restituendo finalmente legalità, coerenza istituzionale e rispetto ai cittadini e al mondo agricolo, da troppo tempo penalizzati”