La Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, che hanno evidenziato dal prossimo anno una riduzione della spesa sanitaria, in rapporto al Pil: dall’anno prossimo la spesa in rapporto al Pil potrebbe scendere al 6,2%, un vero e proprio crollo se rapportato al 7,4% del 2020 e al 7,1% del 2021.

Cosa ne sarà della già traballante sanità italiana? Come potremo arginare la fuga degli infermieri italiani all’estero senza un concreto piano di aumento di stipendi per i professionisti sanitari non medici? 

«Le prospettive non appaiono certo rosee. Numeri alla mano, “i famosi 4 miliardi” richiesti dal Ministro della Salute, Schillaci, per rilanciare la sanità italiana, e che abbiamo invocato a gran voce prendano finalmente, si spera, prima di tutto la strada, ahimè fin qui poco battuta, dei professionisti sanitari non medici , non solo potrebbero non bastare ma potrebbero essere tristemente inferiori alle attese. 

I numeri della Nadef, la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, pare evidenzino , addirittura, dal prossimo anno, una riduzione della spesa sanitaria, in rapporto al Pil: dall’anno prossimo la spesa in rapporto al Pil scenderà al 6,2%, un vero e proprio crollo se rapportato al 7,4% del 2020 e al 7,1% del 2021. 

In parole povere potrebbe essere prevista una diminuzione di ben due miliardi, da 134,7 miliardi nel 2023 (6,6%) a 132,9 nel 2024 (6,2%). 

Come si traduce tutto questo e che impatto avrà sul Sistema sanitario nazionale se non con ulteriore colpo di mannaia per i professionisti della salute e naturalmente per la già precaria stabilità del Servizio Sanitario Nazionale?

Come possiamo pensare, se queste prospettive fossero reali, il condizionale è d’obbligo, di innalzare la qualità delle prestazioni sanitarie in funzione della tutela della salute della collettività»?

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

«Il punto è che se già l’esecutivo volesse portare la spesa sanitaria al 7 per cento del Pil, servirebbero almeno 10 miliardi di euro in più alla sanità. A fine luglio il ministro della Salute Schillaci aveva anticipato in un’intervista con Il Sole 24 Ore che per la sanità sarebbero serviti circa 3-4 miliardi di euro da destinare al personale, per rendere più attrattivo il servizio sanitario nazionale. Soldi che ad oggi potrebbero addirittura non esserci e che comunque non sarebbero sufficienti, continua De Palma.

Da settimane “le sirene” che arrivano dal Governo, in relazione alla cosiddetta Flat Tax, prevedono per gli infermieri, le ostetriche e gli altri professionisti sanitari non medici la sola prospettiva della detassazione degli straordinari. 

Lo abbiamo chiesto a gran voce e lo ribadiremo nel corso del nostro Congresso Nazionale dei Quadri Dirigenti di questo venerdì a Roma.

Vanno assolutamente detassati anche gli stipendi ordinari ed è necessario un aumento dell’indennità di specificità, da noi ottenuta dopo mesi di battaglie con l’ultimo contratto, per avviare finalmente un percorso strutturale di valorizzazione economico-contrattuale per i professionisti della salute.

Ne discuteremo a viso aperto con esponenti politici di primo piano , dal  Sottosegretario alla Salute, Gemmato, all’ ex Ministro Beatrice Lorenzin..

Soprattutto affronteremo la delicata questione della vera e propria “caccia aperta” all’infermiere italiano, e lo faremo con uno dei  responsabili a livello europeo di recruitment nel settore della sanità.

Esamineremo le offerte di lavoro di questo momento all’estero, quelle destinate agli infermieri di casa nostra, titolari di competenze elevatissime, e per questo ambitissimi, ∑perché è  ormai un dato di fatto , che la fuga in atto delle nostre migliori eccellenze è legata a prospettive economiche e di crescita professionale che da noi sono lontane anni luce.

Ciò posto, come sindacato non possiamo che dare atto e rilanciare il grido di allarme lanciato in questi ultimi giorni da Guido Bertolaso, assessore al Welfare della Regione Lombardia, con i cui referenti abbiamo avuto modo di confrontarci nel corso della grande Manifestazione dello scorso 29 maggio a Milano, dove l’oggetto del nostro confronto con gli esponenti della Regione furono proprio i disagi dei professionisti Lombardi ed il rischio più che concreto di una fuga imminente di tanti di loro verso la Svizzera. Cosa concretizzatasi tristemente.  

Bertolaso non ha dubbi: la fuga degli infermieri italiani all’estero si può arginare in un solo modo, ovvero con un concreto aumento di stipendio . 

Tutto il resto sono chiacchiere ed è quello che ribadiremo nel corso del nostro Congresso, ampliando il nostro sguardo, ovviamente alle altre professioni sanitarie – assistenziali ex legge 42/1999. 

Gli stipendi degli infermieri italiani continuano a stazionare tristemente agli ultimi posti della graduatoria europea. 

In prospettiva del prossimo rinnovo contrattuale abbiamo il dovere di capire se questa politica intende dare finalmente una sterzata rispetto ad una situazione arrivata ad essere davvero insostenibile», chiosa De Palma.