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WELFARE ITALIA INDEX 2023: LA PUGLIA AL 16° POSTO IN ITALIA

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  • In Puglia si riduce il tasso di disoccupazione della popolazione con più di 15 anni: – 1,9% rispetto al 2022
  • La Puglia è al 17° posto della classifica per posti asilo nido autorizzati ogni 100 bambini tra 0 e 2 anni (18,1 rispetto ai 26 della media nazionale)
  • L’incidenza della povertà relativa familiare (21%) rimane significativamente superiore alla media nazionale (12,2%)

La Puglia si posiziona al 16° posto tra le Regioni italiane per efficacia e capacità di risposta del sistema di welfare.

Il dato emerge dalle classifiche del “Welfare Italia Index 2023”  strumento di monitoraggio che prende in considerazione gli ambiti di politiche sociali, sanità, previdenza e formazione e consente di identificare, a livello regionale, i punti di forza e le aree di criticità in cui è necessario intervenire – realizzato da “Welfare, Italia”, Think Tank nato su iniziativa di Unipol Gruppo in collaborazione con The European House – Ambrosetti.

Il Welfare Italia Index viene presentato analiticamente all’interno del Rapporto Annuale del Think Tank “Welfare, Italia”, disponibile sul sito di Welfare Italia

Il Welfare Italia Index è basato su 22 Key Performance Indicator[1] che misurano dimensioni di input[2], ovvero indicatori di spesa (pubblica e privata) in welfare che raffigurano quante risorse sono allocate in un determinato territorio (ad esempio l’ammontare allocato tramite Fondo Sanitario Nazionale rapportato sul totale della popolazione regionale o l’assegno pensionistico medio mensile degli over 65) e dimensione di output1, ovvero indicatori strutturali che rappresentano il contesto socio-economico in cui si inserisce la spesa in welfare (ad esempio il tasso di disoccupazione o la quota di famiglie in povertà).

 

Indicatori di spesa

La Puglia al 4° posto nazionale, occupando una delle prime posizioni, per spesa pubblica per consumi finali per l’istruzione e la formazione che, nel 2023, ha raggiunto il 5,9% del PIL regionale (la media nazionale è pari al 4,2%).

La spesa pubblica per le politiche del lavoro si attesta al 3,8% del PIL regionale, collocando la Regione al 5° posto in ambito nazionale.

La Regione si posiziona al 4° posto per importo medio in Reddito e Pensione di cittadinanza, che ammonta a 562 euro mensili (media nazionale pari a 510 euro) e al  posto per contributo medio in forme pensionistiche integrative, corrispondente al 7,7% del reddito medio, in confronto alla media nazionale del 7,3%.

La Puglia occupa il 19° posto per spesa sanitaria pubblica pro capite (2.169 euro vs media nazionale di 2.329 euro) e il 21° per spesa sanitaria privata pro capite (412 euro vs media nazionale di 604 euro).

 

Indicatori strutturali

Nel contesto degli indicatori strutturali legati all’area sanitaria, la Puglia occupa il 15° posto sia per lo stato di salute della popolazione sia per l’efficacia, efficienza e appropriatezza dell’offerta sanitaria.

Sul fronte del lavoro, la Regione è 18° in Italia per tasso di disoccupazione, quota di giovani NEET, cittadini inattivi, tasso di part-time femminile involontario (indicatore % di esclusione delle donne nel mercato nel mercato del lavoro)  e tasso di partecipazione a forme pensionistiche complementari.

In particolare, il tasso di disoccupazione (12,1%) della popolazione con più di 15 anni è al di sopra della media nazionale dell’8,1% anche se in riduzione rispetto al 14% del 2022. Trend analogo anche per la quota di giovani NEET tra i 15 e 34 anni che non studiano né lavorano (Not in Education, Employment or Training) che registra una lieve discesa al 29,1%, rispetto al 30,6% del 2022.

Il tasso di dispersione scolastica, ovvero la percentuale di studenti di scuola secondaria di secondo grado che non riescono a raggiungere il titolo di studio, si attesta al 14,6%, posizionando la Puglia al 17° posto, al di sopra della media nazionale pari al 10,4%.

La Regione è al 17° posto per posti asilo nido autorizzati (18,1 ogni 100 bambini tra 0 e 2 anni rispetto alla media nazionale di 26) e per incidenza della povertà relativa familiare che, con il 21% delle famiglie in condizioni di povertà, resta ancora significativamente superiore rispetto alla media italiana (12,2%).


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