“Indagine Europea in corso sulla trasformazione della Rai: Meloni vuole fare della televisione pubblica un ‘megafono’ dell’estrema destra”prima delle elezioni europee

A pubblicarlo il quotidiano Britannico ” The Guardian”

Una marea di preoccupazioni si è scatenata dopo che la Commissione europea è stata chiamata ad indagare sui presunti tentativi del governo italiano di estrema destra di trasformare l’emittente pubblica Rai in un “megafono” per i partiti al potere prima delle elezioni europee. Tale allarme è stato suscitato dall’approvazione da parte della commissione di vigilanza della Rai di una misura che consentirebbe al canale di trasmettere integralmente e senza alcuna mediazione giornalistica le manifestazioni politiche in vista del voto di inizio giugno.

L’Agcom, l’autorità di vigilanza sulle comunicazioni, ha bloccato l’idea di concedere ai ministri un tempo di trasmissione illimitato durante il periodo elettorale per discutere delle loro questioni “istituzionali e attività di governo”, ma ha concesso loro comunque il diritto di farlo durante periodi limitati. Tuttavia, i critici temono che ciò possa essere sfruttato a fini elettorali, compromettendo la neutralità dell’emittente.

Bas Eickhout, un importante candidato dei Verdi europei, ha dichiarato al Guardian: “Meloni vuole trasformare i media italiani in canali di propaganda senza restrizioni per i partiti al potere”. E questa preoccupazione è condivisa anche da Terry Reintke, un altro esponente dei Verdi europei, che ha sottolineato l’importanza dei media come guardiani della democrazia.

La decisione della Rai di permettere la trasmissione integrale dei comizi politici ha suscitato un’ondata di proteste, con i conduttori dei principali canali televisivi che hanno letto un comunicato del sindacato dei giornalisti Usigrai, condannando l’amministrazione Meloni per aver trasformato l’emittente in un “megafono del governo”.

Il presidente dell’Usigrai, Daniele Macheda, ha criticato aspramente l’Agcom per aver approvato tale norma, sottolineando che le manifestazioni politiche senza alcun contributo giornalistico sono più adatte ai social media che non a un servizio pubblico di informazione come la Rai.

Questa situazione non è che l’ultimo capitolo di una serie di preoccupazioni riguardanti la libertà di stampa in Italia, con il governo Meloni sempre più accusato di esercitare un controllo soffocante sui media. Proposte per inasprimento delle pene per diffamazione e proteste dei giornalisti contro la potenziale vendita dell’AGI, la seconda agenzia di stampa italiana, ad un parlamentare della Lega, hanno aggiunto carburante al fuoco delle preoccupazioni.

Il presidente della FNSI, Vittorio Di Trapani, ha espresso il timore che l’Italia stia seguendo la strada dell’Ungheria, con un governo sempre più dominante sui media nazionali e leggi che minano la libertà di stampa.

In un contesto in cui l’Italia si allontana dagli standard europei sulla libertà dei media, l’indagine della Commissione europea potrebbe rivelarsi un momento cruciale per la tutela della democrazia e della libertà di espressione nel paese.


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