Tragedia sfiorata, venerdì sera, nel carcere pavese di Torre del Gallo. Lo denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, per voce del segretario della Lombardia Alfonso Greco. “Ieri sera, un detenuto italiano di 30 anni ha incendiato le suppellettili della sua cella: in brevissimo tempo, una densa nube di fumo nera avvolgeva il locale, avendo le fiamme attinto coperta e materasso, e mettendo a repentaglio la vita dell’autore dell’insano gesto. Solo il coraggioso e tempestivo intervento del personale di Polizia Penitenziaria ha evitato il peggio”.

“Purtroppo”, spiega il sindacalista, “due Agenti e lo stesso detenuto ne hanno pagato le conseguenze rimanendo intossicati e, dopo aver fatto ricorso alle cure mediche presso l’ospedale cittadino, sono stati dimessi. Questo ennesimo grave episodio, questa volta ha avuto un sereno fine. Ma andrà sempre così?”. Il SAPPE, aggiunge, “è veramente stanco di “pregare” e invocare quotidianamente aiuto ai vertici istituzionali e dipartimentali affinché prendano serie ed adeguate contromisure, al fine di scongiurare che qualche poliziotto penitenziario, prima o poi, rimanga vittima innocente del totale disinteresse degli organi competenti ad evitare che ciò accada”. Greco esprime “un vivo apprezzamento al prezioso operato degli agenti della Casa Circondariale di Pavia, grazie ai quali è stata impedita una nuova tragica morte in carcere. Ma torniamo a denunciare ancora una volta la mancanza di operatori sanitari, psicologici e psichiatrici e ribadiamo la necessità di concorsi regionali e assunzioni di personale sanitario da destinare alle carceri lombardi”.

Per il segretario generale del SAPPE, Donato Capece, “questa è la Polizia Penitenziaria, pronta ad agire con gli altri operatori e con gli stessi detenuti per tutelare la vita dei ristretti. Il Sappe esprime apprezzamento per l’operato svolto ed auspica che venga riconosciuta una ricompensa ai poliziotti intervenuti, che hanno permesso di salvare la vita all’uomo e di contenere i danni che avrebbero potuto essere ben più gravi e letali. Il dato oggettivo è che la folle decisione dell’uomo è sicuramente originata da uno stato psicologico di disagio. È un dato oggettivo che chi è finito nelle maglie della devianza spesse volte è portatore di problematiche personali sociali e familiari”, conclude il sindacalista, che rileva infine come “l’ennesimo gesto inconsulto di un detenuto avrebbe potuto avere conseguenze drammatiche, se non fosse stato sventato in tempo dalla professionalità ed attenzione dei poliziotti, dimostra come i problemi sociali e umani permangono, eccome, nei penitenziari. E si consideri che negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 25mila tentati suicidi ed impedito che quasi 200mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze”.