Un esposto contro la Procura di Brindisi è stato presentato dall’avvocato Pierluigi Vicidomini, legale di Giovanni Bocci, padre del piccolo Adelio, il bambino oggi decenne portato via in Kazakistan dalla madre quando aveva poco più di un anno. L’accusa è pesante: “inerzia nella vicenda” e mancata esecuzione di due sentenze irrevocabili.
“Abbiamo chiesto che a occuparsi del caso sia la Procura di Potenza – ha dichiarato Vicidomini all’ANSA – affinché si accertino eventuali responsabilità penali, omissioni e rifiuti di atti di ufficio da parte di chi, ancora oggi, impedisce l’estradizione della madre condannata e il rimpatrio del minore in Italia, dove il padre ne reclama la custodia”.
Secondo il racconto dell’avvocato, la madre avrebbe sottratto il bambino senza preavviso dalla casa coniugale, motivo per cui è stata condannata per sottrazione internazionale di minore e privata della responsabilità genitoriale. “Dal 2015, per il mio assistito è iniziato un vero inferno”, ha aggiunto Vicidomini.
La denuncia della famiglia Bocci è sostenuta anche dall’associazione Penelope, impegnata da anni nella ricerca di persone scomparse e nella tutela dei minori. “Nonostante visite ufficiali in Kazakistan e accordi internazionali firmati, di Adelio non importa a nessuno”, ha dichiarato la presidente Annalisa Loconsole.
Nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Brindisi, oltre ai legali della famiglia, erano presenti anche la presidente dell’associazione Penelope e la zia del bambino, Elsa Bocci. Quest’ultima ha rivolto un appello alle istituzioni: “Adelio è un cittadino italiano e ha il diritto di essere un bambino libero. Chiediamo allo Stato italiano di intervenire con determinazione e coscienza”.
Un ulteriore esposto è stato presentato anche alla Procura di Roma, per verificare l’operato dei Ministeri degli Affari Esteri e della Giustizia, accusati dalla famiglia di non aver agito con sufficiente determinazione per tutelare il minore.
“La madre è stata condannata a tre anni di reclusione, ma non è mai stata incarcerata – ha ribadito l’avvocato Morena – e la responsabilità genitoriale le è stata sospesa, senza però alcuna reale conseguenza. Le istituzioni hanno fallito su tutta la linea, e la Convenzione dell’Aja sulla sottrazione internazionale dei minori è rimasta lettera morta”.
Resta aperta una domanda centrale: come ha potuto un minore, privo di passaporto e senza il consenso del padre, lasciare l’Italia e arrivare in Kazakistan? La famiglia Bocci attende risposte.