Brindisi sta modificando la sua composizione demografica: tanti giovani sono già emigrati, trasferendosi al Nord o all’estero, in cerca di nuove opportunità.


L’evoluzione che un tempo portò la città a passare dall’agricoltura all’industria sembra oggi compiere il percorso inverso: dall’industria si torna all’agricoltura, generando un nuovo e significativo sconvolgimento economico e sociale.

Si assiste così a un ritorno al passato, ma in senso contrario, rispetto al 1959, anno in cui fu posta la prima pietra della Montecatini, alla presenza del governo dell’epoca. Oggi, nel 2025, lo stesso Stato attua la chiusura del Petrolchimico e della centrale Enel, riducendo il potenziale produttivo con progetti vaghi e inconsistenti, che difficilmente potranno offrire una reale prospettiva di rilancio industriale, economico e sociale.

Si cancella così una storia fatta di persone, di ingegni, di premi Nobel che hanno dedicato la propria vita alla ricerca e all’innovazione, sempre con uno sguardo rivolto al benessere delle famiglie e della comunità. Dal 1959 al 2025 sono passati 66 anni, oggi rischiamo di perdere non solo posti di lavoro, ma anche un’identità.

Proprio oggi apprendiamo dalle dichiarazioni del ministro Pichetto, riportate dai quotidiani, che “non smantellerà le centrali a carbone”. Una dichiarazione che, fino a pochi giorni fa, sarebbe sembrata impensabile: si parlava solo di chiusura.

Tuttavia, se da un lato questa affermazione sembra un cambio di rotta positivo, dall’altro resta l’incertezza più profonda: cosa intende fare concretamente il governo per mantenerla operativa? Ad oggi, molti dipendenti sono già stati mandati via e sono state avviate le pratiche di dismissione. Senza un piano serio e immediato, le parole rischiano di rimanere tali, mentre Brindisi continua a perdere pezzi della sua storia produttiva.

Non bastano dichiarazioni generiche o promesse future: servono atti concreti e risorse per affrontare il cambiamento!

-Antonio Licchello