In V Commissione approvata la proposta per ridurre il consumo di suolo. Casili (M5S): “Scritta una pagina importante per la tutela del territorio pugliese”

È stata approvata oggi in V Commissione la proposta di legge a prima firma del vicepresidente del consiglio regionale Cristian Casili per la riduzione del consumo di suolo. 

“Il consumo di suolo – ha spiegato Casili –  è una delle emergenze ambientali a cui siamo chiamati a dare risposta, per questo con la proposta di legge vogliamo incentivare la pianificazione del territorio, oltre al recupero, al riuso, alla riqualificazione e alla valorizzazione degli ambiti di urbanizzazione consolidata, promuovendo la rigenerazione urbana sostenibile e la riqualificazione edilizia ed ambientale degli edifici. Bisogna riutilizzare e recuperare tutto ciò che può essere recuperabile prima di prevedere nuove volumetrie. La nostra regione è tra quelle che consumano più suolo e questa tendenza va invertita.  Stiamo scrivendo una pagina importante nella storia della Regione, destinata a cambiare la pianificazione urbanistica e l’orientamento fino ad ora adottato. Voglio ringraziare il delegato all’urbanistica Stefano Lacatena e gli uffici del Dipartimento, con cui abbiamo lavorato a lungo per migliorare la proposta iniziale, e i colleghi consiglieri che hanno proposto ulteriori emendamenti che modificano la legge 20/2001 sulle norme di governo e uso del territorio. Vogliamo incentivare i Comuni alla pianificazione e all’approvazione dei PUG, i Piani Urbanistici Generali, visto che sono meno di quaranta quelli che si sono dotati di questo strumento. In Puglia il consumo di suolo nel 2021 si è attestato intorno ai 158.695 ettari, pari all’8,2% del territorio, in crescita del 498,6% rispetto al 2020. È urgente intervenire per tutelare e salvaguardare un bene comune, il suolo, che rappresenta una risorsa non rinnovabile e non sostituibile”.

La proposta prevede diverse innovazioni e, tra queste, che i Comuni dotati di Piano Regolatore Generale (P.R.G.) o di Programma di Fabbricazione, avviino, entro il termine perentorio di tre anni dalla data di entrata in vigore del regolamento regionale previsto dalla legge, il procedimento per la formazione del PUG e lo concludano nei tre anni successivi. In ogni caso, i nuovi insediamenti al di fuori della superficie urbanizzata non devono accrescere la dispersione insediativa, individuando in via prioritaria soluzioni contigue a insediamenti esistenti. Viene disciplinato il caso dei Comuni che, prima dell’entrata in vigore del regolamento, abbiano solo adottato il PUG. In questo caso i Comuni possono conformare le previsioni del Piano ai contenuti del regolamento regionale senza che ciò richieda la ripubblicazione del piano. Qualora siano apportate innovazioni che modifichino in modo sostanziale le previsioni contenute nel PUG adottato, il Comune procede alla ripubblicazione del PUG, al fine di favorire la presentazione di osservazioni. Per i Comuni che, alla data di entrata in vigore del regolamento, abbiano approvato in via definitiva il PUG, è  previsto che, in caso di approvazione di varianti alle previsioni strutturali del Piano vigente, le stesse  conformino le previsioni del PUG alla legge sul contrasto al consumo di suolo e ai criteri e agli indirizzi del regolamento. In applicazione dei criteri e degli indirizzi del regolamento regionale si stabilisce che i nuovi PUG possano prevedere consumo di suolo esclusivamente nei casi in cui sia dimostrata l’impossibilità di riqualificare, rifunzionalizzare e rigenerare aree già edificate, prioritariamente mediante l’utilizzo di edilizia esistente inutilizzata o il recupero di aree dismesse nell’ambito del tessuto urbano consolidato. I Comuni possono, senza previa approvazione di una variante di piano, prevedere che aree ed edifici legittimamente costruiti vengano adibiti, per un periodo di tempo determinato, ad usi diversi da quelli previsti dal vigente strumento urbanistico, permettendone il recupero e favorendo il perseguimento di un interesse pubblico, correlato a obiettivi urbanistici, socio-economici ed ambientali che favoriscano la creatività, l’innovazione, la formazione, la produzione culturale, la sostenibilità ambientale. Possono ad esempio essere previsti interventi finalizzati a favorire la realizzazione di orti urbani, di mostre, di parchi urbani,  e l’utilizzo di locali dismessi per attività sportive o socioculturali anche derogando alla destinazione d’uso prevista per l’immobile. Nasceranno così i “Luoghi del Riuso”.

 
 


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