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Editoriale del Direttore Ferdinando Cocciolo. Un altro morto sul lavoro a Brindisi, mai più chiacchiere…..

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Il  terzo  morto  a Brindisi  sul  lavoro, dall’ inizio dell’ anno.  Vincenzo  Valente, 46  anni,  ucciso   da  un  nastro trasportatore  dello    zuccherificio   nella zona industriale brindisina.  

Già,  “ quella zona   industriale  brindisina”  che sta diventando sempre   più  ( salvo eccezioni)  emblema  di  precarietà  e mancanza di sicurezza.

INACCETTABILE,  e stiamo   piangendo l’ ennesimo  morto  e chiedendoci  le cause, il perché, con il   “ solito refrain” di  comunicati stampa, prese di posizione, dati,  attestati di  solidarietà  e cordoglio .

Precarietà  e mancanza di  sicurezza, sì, si sta sovrastando   il  “ concetto di  Prevenzione”, che è  poi  l’ elemento  principale   su cui dobbiamo tutti riflettere.

In  queste ore, ovviamente,   stanno indagando   e intervenendo sull’ accaduto  gli organi competenti, di polizia, la magistratura, gli esperti   dello   Spesal  della Asl di  Brindisi  .

Già, cercare di accertare  le cause, ma  prima ?  Come  evitare tutto questo?,   E’  questo   il  “ tarlo mentale” che tutti noi abbiamo,  anche e soprattutto  una famiglia   di   Latiano che  già tempo  fa  ha perso   il  papà di  Vincenzo ,  Cosimo.

SI  ha sempre più  la sensazione che  l’ Italia  sia  un  Paese, una realtà dove  le parole    Prevenzione e   Sicurezza  siano purtroppo  dietro   ad   un  “ mondo sempre più  veloce” , in cui   i  termini  “ produttività, economia, affari” la fanno da padrone.

Un contesto ( e, naturalmente, entriamo nello specifico  del nostro territorio) i cui  gli operai, i lavoratori   sono  “ carne da macello”.  Come se non bastassero  le diverse situazioni di  precarietà  e disoccupazione.

Chi  doveva  vigilare  e controllare  su quel nastro trasportatore?  Quali, ad esempio, i ruoli specifici  ( se, effettivamente,  ci sono..) , all’ interno del contesto  aziendale, che   dovrebbero  occuparsi   della sicurezza?

Oppure,   “ ci  si alza la mattina   e , tranquillamente,  si ordina   ad  un lavoratore  di una ditta esterna   di operare   su un nastro trasportatore ?  Oppure,  si  fa passare soprattutto   il  “ concetto    di casualità” ?

Domande, che  si pongono  in primo luogo  soprattutto  la famiglia, chi vuol bene  a  Vincenzo  Valente.

Saranno  naturalmente  gli organi  inquirenti   ad appurare i fatti,  insieme  ad  un sistema  imprenditoriale- produttivo, la politica, che devono trovare soluzioni, fatti concreti e non più parole.

A  noi  non resta  che  portare avanti un accorato  appello,  a fronte    di  una cronaca   giornalistica  che  non vorremmo più raccontare        “FERMIAMO   LA STRAGE DELLE MORTI BIANCHE”.


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