Cultura & SpettacoloItaliaMesagne

Mesagne, discorso di consegna delle chiavi alla Protettrice

">

Reverendo Vicario Foraneo,

Reverendi Padri Carmelitani, 

Parroci e clero tutto,

Autorità civili e militari,

carissimi concittadini presenti e in ascolto,

siamo di nuovo qui, radunati in questa ricorrenza, per celebrare, ogni volta con la stessa emozione, la nostra Protettrice. In questi giorni noi mesagnesi viviamo sentimenti forti, intessuti di devozione e del desiderio di incontrarci nelle piazze, per le strade, nelle chiese. Quasi a volerci dire: ci riconosciamo come una comunità, siamo orgogliosi della nostra storia e della nostra Fede, siamo pronti ad accogliere il domani.

Questa occasione ha per me un valore ulteriore, certamente speciale. La consegna delle chiavi della città alla Madonna del Carmine porta con sé significati senza eguali. Le chiavi che consegno sono il simbolo di un prodigio: primo ed assoluto, quello della protezione che i fedeli attribuirono alla Vergine del Carmelo durante il terribile terremoto del 1743, una protezione che da allora i mesagnesi ricambiano con sentimenti accorati. Cogliamo l’intensità di tanta devozione anche dalla prontezza con cui, dopo l’ignobile oltraggio dei mesi scorsi, oggi abbiamo nuove chiavi, donate col cuore da fedeli e imprenditori generosi. Quelle donazioni sono altresì state utili a restituire alla Vergine alcuni degli ornamenti preziosi che oggi la vestono insieme agli abiti della festa.

Sono trascorsi 4 anni dall’insediamento dell’Amministrazione comunale che ho l’onore di guidare, con tutto il carico di responsabilità che il ruolo di sindaco comporta. Quando da primo cittadino mi sono sporto da questa soglia che avevo sempre vissuto dall’altra parte, il modo di guardare fatti, persone, situazioni è profondamente cambiato. Ho percepito quel momento come un affaccio luminoso e privilegiato sulla mia comunità, proprio come quello che vivo adesso, con uno sguardo nuovo che mi ha aiutato a dare un ordine diverso e ha imposto una responsabilità altissima al mio impegno.

Mi risuona per la testa il verso finale di una poesia scritta dall’autore del “Piccolo principe”. Recita: «Signore, insegnami l’arte dei piccoli passi». Non so se ho imparato quell’arte, se ho imparato cioè a lavorare per questa comunità camminando nel modo più giusto e serio. So però di averci provato senza allentare mai la passione di procedere, un piccolo passo alla volta, verso le mete ambiziose di cui questa città era degna.

Questi ultimi anni sono stati indimenticabili: ho conosciuto una città aperta ai cambiamenti, ad ogni occasione pronta ad avanzare verso traguardi di modernità e bellezza; ho avuto modo di apprezzare una città solidale sempre pronta a stupire; una città capace di evolversi e migliorare; una città pronta a mettersi in gioco, a rimboccarsi le maniche e ad affrontare difficoltà e ostacoli senza lasciarsi intimorire. Una comunità che riesce ad esprimere un valore maggiore delle parti che la compongono.

È difficile dire quante siano le sfide accolte e vinte insieme: Mesagne è cambiata profondamente e sono diverse le ragioni e le occasioni che hanno contribuito a questo cambiamento. Il dato potente, che emerge e che non si può sottacere, è che anche dalle criticità la sua gente ha saputo trarre il meglio: gli anni della pandemia hanno rafforzato il sentimento comunitario che ci lega. Potente il messaggio che in quell’occasione è arrivato dall’associazionismo e dalle parrocchie, lodevole la prova di resistenza delle realtà produttive, in ogni settore. Mentre i cantieri in città creavano migliori condizioni di vita, a partire dai servizi essenziali, le risorse che via via abbiamo saputo intercettare ci spronavano a immaginare il volto nuovo, moderno ed efficiente, della città. È accaduto attraverso la pianificazione della rigenerazione urbana, pensata per cambiare il segno delle periferie e qualificare le opportunità di socialità e benessere di ciascun quartiere, attraverso progetti che diventeranno esecutivi entro quest’anno. È successo grazie all’attenzione prestata alla sicurezza dei nostri ragazzi nelle scuole e a tutte le energie investite per promuovere la cultura. Un campo d’azione vasto, ben rappresentato dall’ambizione con cui Mesagne si è candidata a diventare Capitale della Cultura italiana.

Essere arrivati tra le prime dieci città non ha costituito un punto di arrivo ma un trampolino di lancio: quella prova ci ha resi orgogliosi anche di fronte al Paese. Siamo consapevoli che il risultato era già scritto nel valore che la città ha via via maturato e definito, passando anche per i canali oscuri della nostra storia. Quell’esperienza ci ha sollecitato a continuare a percorrere la strada intrapresa: tutti noi abbiamo ben compreso come la cultura sia uno dei più efficaci strumenti a nostra disposizione, come possa essere elemento di riconciliazione con sé e con gli altri, mai inutile, sempre opportuno.

La cultura come salvezza: dalle proprie paure, dai limiti, dalle secche dell’impotenza. La cultura che apre agli altri e costruisce legami e ponti. Che dà voce a chi nella vita aveva creduto di non averne, perché aveva esaurito il coraggio o la forza per cambiare. Che trasforma le vite di ciascuno e di tutti in un luogo variegato e fertile che è gratificante abitare. La cultura come consapevolezza, per combattere con armi pacifiche ma poderose la battaglia contro le diseguaglianze sociali e le povertà educative e materiali. La cultura della solidarietà e dei servizi, che non toglie ma anzi arricchisce il tessuto sociale rendendolo accogliente. E che sa tendere la mano a coloro che, per un frangente o per tutta la vita, hanno bisogno di essere sostenuti o accompagnati.

Quando 4 anni addietro ho stretto per la prima volta le chiavi della città per affidarle nelle mani della Madre Santa, ho provato a prefigurare la città da lì agli anni successivi, forse anche sognando un po’. Oggi che il mio mandato di sindaco volge alla scadenza naturale, e vivo l’ultima festa patronale della consiliatura, sono felice di poter affermare che una parte di quel sogno si è fatto reale: Mesagne Capitale della Cultura di Puglia, Mesagne che apre le porte alla Mostra “Caravaggio e il suo tempo” attendendo appassionati dall’Italia e dal mondo, Mesagne ormai riconosciuta come città emancipata dal peggiore passato e libera di proiettarsi nell’immediato futuro con pari dignità rispetto alle altre.

Nel giorno in cui festeggiamo la devozione filiale per Maria: queste sono le nostre chiavi e questo il tempo per immaginare di realizzare altri sogni. Ci attende il progresso che meritiamo.

Un abbraccio stretto e sincero, buona festa a tutti voi.


Gen.le Lettore.

Dall'inizio della emergenza Sanitaria derivata dalla epidemia Covid-19 i giornalisti di brindisilibera.it lavorano senza sosta per dare una informazione precisa e affidabile, ma in questo momento siamo in difficoltà anche noi. Brindisilibera.it è una testata stampa online appartenente alla Associazione Culturale Flashback e si è sempre sostenuta con i grossi sacrifici personali da Giornalisti Freeland, non percedendo provvidenze, contributi, agevolazioni qualsiasi pubbliche o sponsorizzazioni lasciando libera la informazione da qualsiasi influenza commerciale.Ma in questo periodo di emergenza con la situazione che si è venuta a creare le condizioni economiche della associazione non permettono più ancora per lungo tempo di proseguire nella attività. Se sei soddisfatto della nostra conduzione della testata stampa ti chiediamo un aiuto volontario per sostenere le minime spese a cui comunque dobbiamo dar fronte attraverso un gesto simbolico con una donazione..

Ti ringraziamo per l'attenzione.

Condividi: