“Per affrontare una vertenza di questo tipo, con un’azienda partecipata  che opera in settori strategici e con produzioni indispensabili per tutto il sistema industriale  nazionale, costruiremo tre momenti di incontro collettivi in Sicilia, in Puglia e in Emilia  Romagna, in cui vogliamo coinvolgere le istituzioni locali e i parlamentari eletti sul territorio,  per discutere delle conseguenze disastrose che la chiusura dei Cracking di Eni Versalis  produrrebbe. Dobbiamo scongiurare che si determinino”. Si è conclusa con questa  dichiarazione del segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo la partecipata  conferenza stampa di Cgil, Filctem Cgil e delle categorie che rappresentano i lavoratori  dell’indotto, tenutasi questa mattina a Roma. 

“Non è una transizione verso una produzione sostenibile, ma una dismissione che  determinerà un aumento complessivo delle emissioni di CO2”, sostiene il segretario  generale della Filctem Cgil Marco Falcinelli. “L’Italia – spiega – sta uscendo da un mercato  in crescita, condannandosi alla dipendenza estera, in un momento in cui la domanda di  etilene a livello globale è in aumento del 5% annuo. Una scelta scellerata sul piano sociale,  ambientale ed industriale. Senza tenere conto che l’Europa ha deciso di tassare i prodotti  importati da extra UE sulla base dell’impronta carbonica generata, producendo un aumento  del loro costo che verrà scaricato sull’insieme delle imprese italiane”. 

“Ricordiamo che, tra diretti e indotto, nei siti di Brindisi, Priolo e Ragusa sono coinvolte oltre  20 mila persone, e che a cascata sono in bilico tutti gli altri stabilimenti di Versalis e delle  aziende con cui condividono il ‘condominio industriale’ a Ferrara, Ravenna, Mantova, Porto  Marghera e Porto Torres. Attendiamo la convocazione del tavolo politico annunciato dal  Governo, in quell’occasione saranno presenti davanti al Mimit anche le lavoratrici e i  lavoratori per difendere il loro futuro. Scelte di indirizzi di politica industriale che riguardano  il Paese, come questa, non possono dipendere dalle decisioni dettate dagli interessi degli  azionisti di un’azienda come Eni”, concludono Gesmundo e Falcinelli.