L’A.p.s. Brindisi e le Antiche Strade, nell’ambito delle attività della Casa di Quartiere Accademia degli Erranti, propone per la giornata di mercoledì 5 marzo, alle ore 17:00, il convegno dal titolo “Donna, donne, Medioevo”, in collaborazione con la Società di Storia Patria per la Puglia, sez. di Brindisi e la Fondazione Tonino di Giulio.

L’incontro si terrà presso la Sala Conferenze, dell’Accademia degli Erranti, in Via Giovanni Tarantinin°35 (1°Piano Ex Convento delle Scuole Pie)

Nell’occasione dell’ottavo centenario della celebrazione in Brindisi, il 9 novembre 1225, delle nozze fra Federico II e Isabella di Brienne sono stati programmati alcuni incontri di studio. Il primo fra questi avrà come tema Donna, Donne, Medioevo e sarà affrontato, da Antonio Mario Caputo Società di Storia Patria per la Puglia e B.A.S.Luciana Petracca professoressa presso l’Università del Salento e Giacomo Carito Società di Storia Patria per la Puglia e B.A.S.

Una nuova occasione per promuovere la storia, le storie e la cultura in terra di Brindisi, con approfondimenti tematici molto importanti.

Sul piano normativo, cioè per quanto riguarda le regole, emerge, nella legislazione federiciana, una concezione assolutamente rivoluzionaria. Le donne nella società continuavano, infatti, ad essere sì soggetti deboli ma non private di una loro dignità che era tutelata per legge.  Pagava con la morte chi avesse forzato la volontà della donna, fossero esse consacrate, cioè monache o, appartenenti alla più degradata condizione femminile, le meretrici. Federico II  accordava ai suoi tempi anche alle donne più reiette della società la stessa difesa accordata a tutte le altre donne, che fossero vergini, spose, vedove, maritate, che subissero stupro o rapimento. L’imperatore volle, fra l’altro, inserire nella sua raccolta di leggi anche una norma che, seppure non avesse avuto fortuna, può considerarsi sicuramente avveniristica per quei tempi, quella norma offriva una tutela alla donna offesa dalla violenza più diffusa, quella di essere posseduta contro la sua volontà, negando anche il cosiddetto “matrimonio riparatore”. Si trattava di una disposizione che sconvolgeva una prassi comune, il cosiddetto “matrimonio riparatore”, che già a quei tempi in Sicilia era consuetudine.