EX ILVA, D’AMATO (GREENS) DENUNCIA COMMISSIONE UE: “NON FA RISPETTARE REGOLE EUROPEE SU AMBIENTE E AIUTI DI STATO”

L’eurodeputata tarantina ha presentato una “denuncia di cattiva amministrazione” al Mediatore europeo

La “mancata constatazione” della violazione delle normative europee sugli aiuti di Stato da parte dell’Italia “in merito all’ingresso dello Stato italiano nella gestione dello stabilimento siderurgico ArcelorMittal di Taranto”. Ma anche “il mancato avanzamento della procedura d’infrazione” attivata da Bruxelles nel 2013 per la violazione delle direttive su prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento, e sulle emissioni industriali. Sono queste due delle motivazioni alla base della denuncia di cattiva amministrazione nei confronti della Commissione Ue presentata dall’eurodeputata tarantina Rosa D’Amato al Mediatore europeo. “Da anni presso l’Esecutivo europeo affinché faccia tutto quello che è in suo potere per far rispettare la legge a Taranto e per proteggere i tarantini – dice D’Amato – Questo finora non è avvenuto, se non in modo blando. E nonostante le mie numerose interrogazioni e lettere, Bruxelles non ha ancora chiarito il perché dei suoi ritardi e delle sue ritrosie. La denuncia al Mediatore, una procedura prevista dal Trattato Ue, servirà proprio ad aumentare la pressione sulla Commissione affinché agisca davvero come guardiano dei trattati”.
Nella denuncia, la parlamentare del gruppo dei Greens chiede che l’Esecutivo comunitario dia “seguito alla procedura di infrazione 2013_2177” e richieda “allo Stato Italiano una nuova procedura di Valutazione Impatto Ambientale (VIA), integrata dalla Valutazione Impatto Sanitario (VIS) e dalla Valutazione di incidenza (VINCA), disciplinate dalle Direttive 2014/52/UE e 92/43/CEE, stante gli interventi previsti all’impianto, che modificheranno le modalità produttiva tramite forno elettrico e impianto DRI”. Per D’Amato, “a Taranto si gioca una partita importante per la credibilità dell’Ue rispetto alle promesse contenute nel Green deal e nel Recovery fund. Il Just Transition Fund, da grande opportunità di rilancio socioeconomico del territorio, rischia di trasformarsi in una mega operazione di greenwashing, un modo per nascondere sotto il tappeto le violazioni di un impianto che continua a uccidere i tarantini e a devastare l’ambiente del nostro territorio”, conclude


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