BRINDISI.“Il mio libro va in biblioteca. Dialogo dell’autore con l’Altro da sé”. Al Museo Ribezzo si presenta il libro “Il rituale del Tarantismo”.

Al Museo Ribezzo di Brindisi, in piazza Duomo, giovedì 22 giugno, alle ore 18.30, nell’ambito della rassegna culturale “Il mio libro va in Biblioteca. Dialogo dell’autore con l’altro da sé”, organizzata dal Polo BiblioMuseale di Brindisi, diretto dall’arch. Emilia Mannozzi, si presenterà il libro “Il rituale del Tarantismo”, con foto di Giovanni Valentini e con i contributi di Salvatore Luperto, Roberto Lupo, Davide Miceli, Biagio Putignano, Anna Stomeo.

La rassegna, come è noto, propone percorsi di approfondimento fra arte, letteratura, saggistica e attualità, in cui gli Autori conversano sui contenuti della propria opera con un “Altro da sé” (uomo, donna, amico/a, familiare, etc.) alla ricerca del proprio vero “volto”, poiché l’uomo si realizza pienamente ed esiste autenticamente solo nel rapporto con l’altro da sé, l’altro “io”, unico modo per ritrovare, in fondo all’animo, “l’uomo nell’uomo”.  

Dialoga con gli autori Sandra Taveri.

Modera: Renato Rubino.

 

A seguire, a cura di Infuseria Brindisina, degustazione di Carduus, il primo amaro brindisino al carciofo e incursioni di pizzica tarantata a cura del gruppo Addù Sciamu Sciamu

Note sul libro

Agli anni Sessanta risalgono le foto, il video, i fotogrammi e le audiocassette donate da Giovanni Valentini al museo Cavoti di Galatina. Materiale visivo di rilievo che documenta le stesse azioni compiute dai tarantolati, fissate precedentemente dai fotografi che hanno illustrato il fenomeno folkloristico di Galatina. Il primo servizio fotografico del 1954 è di Chiara Samugheo, pubblicato con il titolo “Il ballo del furore” nella rivista Le Ore. Nell’anno successivo, 15 foto dello stesso reportage comparvero sulla rivista. Le immagini in bianco e nero (alcune di esse già pubblicate), oltre a comunicare l’apprensione di scoprire e di raccontare di Giovanni Valentini, documentano, con realismo integro e genuino, lo spirito umanitario e lirico delle diverse situazioni rituali. Gli scatti fotografici bloccano il momento di una scena nel suo apparire; colgono atteggiamenti e stati d’animo nei volti e nei movimenti dei protagonisti; esprimono la sensibilità e la poesia che nasce dall’atmosfera delle situazioni ambientali; fissano il disagio interiore per molto tempo covato in attesa di essere esternato. L’ambiente della scena impressa è sempre uguale, stessi luoghi dove ogni anno a fine giugno, tarantolati (quasi sempre donne) provenienti dai paesi salentini (Nardò, Matino, Taviano) si recavano per la prima volta o tornavano alla cappella di San Paolo a Galatina per invocare protezione al Santo.


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