FAILM DENUNCIA PUBBLICA “falsi imprenditori o presunti tali” nel settore dei pubblici esercizi

Cari lavoratori e lavoratrici, cari amici e amiche, cari inoccupati e inoccupate, cari cittadini e cittadine,

ogni giorno, in tutte le trasmissioni televisive, sui social, nei dibattiti da bar, ascoltiamo spesso la frase: “ci sono tantissime offerte di lavoro che non vengono prese in considerazione dai giovani e dagli inoccupati, non vogliono lavorare”. 

Ebbene, nonostante, per la legge dei grandi numeri, ci possa essere chi si adagia su misure assistenziali, su aiuti dello Stato, o rifiuti proposte valide a causa di presunzioni personali o aspettative troppo elevate, è doveroso mettere in evidenza come questo sia un falso problema, e bisogna avere il coraggio di denunciare pubblicamente la presenza di tanti “falsi imprenditori o presunti tali”, le cui proposte di lavoro rasentano il ridicolo.

La nostra Organizzazione Sindacale quotidianamente riceve richieste di intervento su pagamenti non ricevuti, a fronte di prestazione di lavoro nel settore dei pubblici esercizi dove la manodopera viene reclutata senza nessun minimo rispetto delle procedure sulle normali assunzioni come prevedono le normative dei contratti di lavoro; periodi di prova a nero; Inquadramenti professionali a livelli più bassi; contratti di assunzione a 5/10 ore settimanali, quando il minimo orario di lavoro effettivo svolto è dalle 8 alle 10 ore al giorno in questi settori; in tutto ciò, non stiamo considerando le trattative personali da era primordiale con proposte di compenso da 25/30 euro a giornata, con il dubbio permanente di ricevere o meno il pagamento concordato verbalmente.

Fatta questa necessaria premessa, viene da chiederci come mai organi competenti, associazioni datoriali di categoria, amministrazioni comunali, non siano a conoscenza di questo dannoso problema.


Se è vero che l’art. 36 della costituzione recita: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a se’ e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa e la durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge”, perché non si rispettano leggi e contratti collettivi nazionali di lavoro che ne disciplinano un rapporto? Se non si cambiano le modalità di stare insieme con una legalità diffusa è sempre più difficile trovare soluzioni a questo problema.

Se ognuno di noi, in base al ruolo che si ricopre, desse un piccolo contributo al fine di regolare queste scellerate modalità, finalmente potrebbe avvenire quell’agognato salto di qualità di Welfare.
Se l’Ispettorato del lavoro è sottodimensionato e i controlli non risultano abbastanza, dovrebbero essere le associazioni di categoria DATORIALI, le amministrazioni comunali, e i potenziali lavoratori, a vigilare e soprattutto denunciare questi fenomeni nel 2023.


Gen.le Lettore.

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