Beatles: un mito da leggere. A cura della giornalista pubblicista Ilaria Solazzo.

Il 29 agosto è uscito “Beatles – Il mito dei Fab Four”, edito da Diarkos e scritto dal giornalista Paolo Borgognone. Abbiamo brevemente intervistato l’autore.

Paolo, dopo Freddie Mercury, Elvis Presley e Martin Luther King Jr, ora hai scritto la biografia dei Beatles. Un’impresa difficile?

Sicuramente un impegno notevole, come nel caso degli altri libri. Il fenomeno dei Beatles è enorme, non solo per la quantità di fatti che li hanno coinvolti, ma per l’impatto che il gruppo ha avuto sulla musica e sulla società. Ho cercato di raccontare il più possibile, a vantaggio di quanti magari ne sanno ancora poco.

 

Quale è stata l’importanza dei Beatles…

Sia nel settore musicale che per la vita in generale, il nome dei Beatles sta bene a fianco di quello dei grandi della storia, da John Fitzgerald Kennedy a Martin Luther King Jr e altri. Partendo da una raramente conosciuta città del nord dell’Inghilterra, Liverpool, questi quattro ragazzi provenienti da classi sociali non agiate, hanno saputo lasciare un’impronta indelebile sul costume e sulla società in generale.

 

A tuo avviso perché…

Si tratta, basta guardare le interviste per rendersene conto, di quattro ragazzi “normali”. Non delle star, ma persone umili che venivano da un’area periferica e che hanno fatto dell’onestà e della chiarezza di espressione la cifra del loro modo di porsi nei confronti del mondo. Per questo sono stati “adottati” da generazioni intere, sia nel loro Paese che all’estero… Non hanno mai perso quel sorriso beffardo, il gusto per la battuta e la spiritosaggine che li hanno contraddistinti…

 

Questo anche quando è esplosa la Beatlemania…

Il successo è stato enorme e improvviso: nel giro di pochi mesi, i Fab Four sono passati da essere dei volenterosi ragazzotti pieni di talento ma che si esibivano al Cavern Club di Mathew Street a Liverpool a star mondiali, inseguite da orde di fan ovunque andassero, che fosse in Gran Bretagna, in America o in Australia. Un impatto difficile da reggere e che loro hanno saputo affrontare con disincanto e ironia. E, sottolineerei, aiutandosi e sostenendosi l’un l’altro, facendo fronte comune contro le critiche che erano spesso gratuite ma inevitabilmente feroci.

 

Sappiamo che è difficile ma ti chiediamo: quale è la tua canzone preferita dei Beatles?

Eh sì la domanda è tosta. La produzione del gruppo è stata enorme e soprattutto molto diversificata, attraversando generi e modi di espressione anche molto diversi tra loro. Se proprio sono obbligato a scegliere citerei Blackbird – ispirata alla lotta delle donne afroamericane per i diritti civili – e, nonostante le critiche di Lennon, Let It Be. Ma ovviamente questo tipo di classifiche lasciano il tempo che trovano…

 

Allora, visto che ci siamo, permettici un’altra “provocazione”: meglio i Beatles o Elvis Presley?

Si tratta di due realtà differenti. Se vogliamo fare un paragone con la scienza possiamo dire che Elvis è stato “il big bang”, quello che ha dato il via a tutto. Definizione, peraltro, non mia, ma che ho letto pronunciata da Paul Heswon, ossia Bono, il cantante degli U2. I Fab Four invece – sempre per rimanere nell’ambito dell’evoluzione – sono stati il momento in cui la vita ha iniziato a crescere e diversificarsi. Hanno dovuto attendere situazione giusta, il crearsi delle condizioni ottimali ma poi hanno seminato alla grande. Tanto che ancora oggi raccogliamo i frutti del loro lavoro…


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