TIM costituirà la BAD COMPANY chiamata NETCO, preoccupazione dei COBAS

Dopo gli incontri sindacali che si sono tenuti il 23 novembre alla presenza dei delegati RSU, i COBAS ESPRIMONO grandissima preoccupazione per le sorti di TIM e del personale che secondo l’intenzione dell’Amministratore Delegato transiterà nella NETCO, la cosiddetta società di rete. Una operazione che – se andrà in porto – determinerà la fine di TIM così come la conosciamo noi e la sua divisione in due grandi AZIENDE : Una di Servizi con circa 18.000 persone ed una di Rete (NETCO appunto) con 20400 persone.
 
Una operazione che i COBAS definiscono una vera e propria speculazione finanziaria. Secondo Alessandro Pullara dei COBAS TIM “il fondo finanziario americano KKR che ha presentato l’offerta di acquisto lo scorso 5 novembre secondo tutti gli esperti finanziari vorrà massimizzare il suo investimento nel giro di 5-6 anni massimo, lasciando poi la nuova società piena di debiti”.
 
Dubbi anche sulla costituzione della Azienda vera e propria legati al fatto che la nuova società, contrariamente a quanto affermato, gestirà una porzione di reti di TLC di vecchia generazione. Sempre secondo i  Pullara dei COBAS si configura il rischio della costituzione di una vera “BAD COMPANY” che durerà il tempo necessario a esaurire i progetti del PNRR e la posa della fibra. Questo significa nessuno sviluppo industriale e ricaduta dei costi legati al debito e all’occupazione tutti a carico delle STATO”.
 
Anche la società dei servizi, che resterà TIM, è a rischio. “Una società prevalentemente di servizi che si priva delle infrastrutture può competere sul mercato solo se taglia i costi del personale”.
 
Per i COBAS le responsabilità del Governo sono gravissime, “dopo aver sbandierata la difesa della italianità della produzione, sostengono il progetto che di fatto mette fine a TIM, consegna completamente  la rete telefonica ad un fondo speculativo americano e impegna, fino ad ora a parole, 2,2 miliardi per diventare socio di minoranza di una società destinata al fallimento”.
 
Secondo i COBAS con la stessa cifra è possibile aumentare le quote di CDP in TIM che già oggi vanta il 9,4% e membri decisivi in consiglio di amministrazione. “TIM UNICA e PUBBLICA è per noi l’unica soluzione al riassetto del settore” prosegue Pullara dei COBAS e annuncia prime iniziative sindacali già a partire dal 12 dicembre prossimo, “Abbiamo 6 mesi di tempo per fermare il progetto”.
 
 
 
 
Per il COBAS TIM
Alessandro Pullara 
 
Per il COBAS Brindisi
Cosimo Quaranta 


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