Polo Bibliomuseale di Brindisi. Presentazione del libro “La scelta di Lea. La ribellione di una donna alla n’drangheta” della giornalista Marika Demaria.

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Prosegue la consolidata collaborazione fra Scuola di Formazione “A. Caponnetto” e Polo BiblioMuseale di Brindisi, con la presentazione del libro La scelta di Lea.

La ribellione di una donna alla n’drangheta” della giornalista Marika Demaria, che si svolgerà venerdì 12 aprile, ore 18:00, al Museo Archeologico “F. Ribezzo” di Brindisi –  piazza Duomo 7. 

In dialogo con l’Autrice, che ci racconta l’attualità del libro e della storia di Lea, l’Arch. Emilia Mannozzi – Direttore del Polo BiblioMuseale di Brindisi, la Prof.ssa Maria Oliva – Dirigente Scolastico del Liceo “E. Palumbo” di Brindisi, Francesca Comunale – studentessa 5 B S.U. | Liceo “E. Palumbo” di Brindisi.

La serata sarà moderata dalla Vice Presidente nazionale “Scuola di Formazione A. Caponnetto” Dott.ssa Raffaella Argentieri.

E’ una storia di ribellione e coraggio. Accade a Milano: la testimone di giustizia Lea Garofalo viene sequestrata, uccisa e ridotta in cenere. 

Una vendetta compiuta, a vario titolo, dall’ex compagno Carlo Cosco, dai suoi fratelli e da tre complici. Cosco non accettava che Lea Garofalo avesse deciso di rompere con una cultura criminale di violenza e omertà. 

Da quel 24 novembre 2009, il testimone di coraggio passa da Lea alla figlia Denise, che ottiene giustizia ma che, da allora, è costretta a vivere sotto protezione dopo aver denunciato i responsabili della morte della madre. 

Sullo sfondo di questo dramma sconvolgente, che si dipana tra la Calabria e la Lombardia, si stagliano omicidi insoluti, traffici di stupefacenti e il profilo di una criminalità organizzata padrona di interi territori. 

Una storia da incubo, di cui la narrazione asciutta che l’autrice ci trasmette dall’interno del processo diventa documento eccezionale, denuncia insostituibile.

“La sua scelta si inscrive a pieno titolo nel faticoso, talora drammatico percorso di liberazione compiuto da alcune donne calabresi dall’interno di quella che viene ritenuta, a ragione, la struttura organizzativa criminale più profondamente innervata dei rapporti di parentela”

Nando dalla Chiesa


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