L’importanza delle biografie… Intervista a cura della giornalista pubblicista Ilaria Solazzo.

Abbiamo fatto quattro chiacchiere col giornalista e scrittore Paolo Borgognone che ha studiato e riscritto per noi le vite e le azioni di alcuni dei personaggi più noti della musica e non solo

Quello delle biografie è uno dei filoni più importanti dell’editoria. Un comparto zeppo di proposte di buona e ottima qualità, grazie a editori interessati a far conoscere al pubblico più vasto storia e storie magari meno noti della vita dei più importanti nomi del passato, anche recente. Un esempio sono i testi della Diarkos Edizioni che ha voluto dedicare diverse uscite a questo campo. Tra gli autori che si sono distinti negli ultimi anni, abbiamo incontrato il giornalista e scrittore Paolo Borgognone, che ha firmato tre libri per l’editore emiliano-romagnolo (e con un quarto titolo in arrivo): uno dedicato a Freddie Mercury, il secondo a Elvis Presley e il terzo al Reverendo Martin Luther King Jr.

– Paolo, che valore hanno, secondo te, le biografie di personaggi di questo livello nel mondo di oggi.

Credo una enorme importanza. Si tratta di figure che sono state – pur in campi diversissimi, è ovvio – al centro di autentiche “rivoluzioni” dei costumi e della politica. Hanno tutti lasciato un segno evidente sulla società successiva e per questo studiarli è importante. Perché non si può capire l’oggi se non si comprende appieno lo “ieri” da cui deriva.

– Parliamo del tuo primo libro, “Freddie Mercury – The Show Must Go On”

Per me è stato emozionante e divertente studiare a fondo la vita di un personaggio che ha influito – musicalmente parlando – sulla mia formazione personale. Diciamo che sono sempre stato un fan dei Queen, sin dall’adolescenza, e quindi questo lavoro mi è sembrato particolarmente leggero, anche se profondo e – spero – completo.

– Cosa ti ha colpito di Freddie?

Sicuramente, in età giovanile, la ferrea volontà di uscire dall’anonimato e trovare la propria strada per “diventare una leggenda” come preconizzava lui stesso. E questo nonostante le tante difficoltà che ha dovuto affrontare. Poi, quando è affiorato il dramma della malattia che lo ha colpito, la determinazione a non farsi fermare, a non piegarsi alla sofferenza e voler cantare e creare musica fino in fondo. Letteralmente fino all’ultimo respiro.

– Il secondo testo che hai scritto – molto voluminoso, dal titolo “Io Elvis” – entra nel mondo di un altro mito della musica prematuramente scomparso, Elvis Presley…

Elvis è stata, in parte, una scoperta anche per me. Sapevo già, ovviamente, dell’impatto che la sua musica e anche il suo modo di presentarsi in scena hanno avuto sul mondo contemporaneo e su quello che è venuto dopo, ma non avrei immaginato l’importanza che il suo nome ha ancora oggi sulla vita di tante persone. Che non sono solo fan del personaggio e del musicista, ma lo considerano proprio una guida, una stella che li accompagna nella loro esistenza.

– Quindi Elvis è vivo…

Non – come crede qualcuno un poco ingenuamente – in senso letterale, ma in quello figurato certamente. La sua musica e l’impatto che ha avuto sulla società e i costumi non sono scemati nonostante i tanti anni che sono passati dalla sua prematura scomparsa. È una questione di influenza sulla società: sotto questo aspetto sì, possiamo dire che Presley non ci ha mai lasciati.

– Dalla musica sei passato alla politica con “Martin Luther King – I Have a Dream”..

Un personaggio straordinario. Avevo proprio voglia di raccontarlo perché magari in tanti ne conoscono il nome, ma pochi sanno con precisione quali siano stati i suoi campi di azione e gli strumenti che ha utilizzato per portare avanti la sua battaglia non violenta per i diritti civili degli afroamericani.

– Anche per King, come per Presley, si può dire che il suo messaggio sia ancora oggi attuale…

Affermazione giustissima. Da un lato i problemi di cui si è occupato il predicatore di Atlanta nel corso della sua carriera politica – razzismo, discriminazione, povertà, guerra – sono ancora purtroppo ben presenti nella società contemporanea. Dall’altro, la sua battaglia non è finita e i tanti fermenti non violenti, pacifisti, egualitari che attraversano le nostre società sono proprio figli di quel movimento di liberazione e di affrancamento dalle ingiustizie che il Reverendo di Atlanta ha così bene incarnato e peri il quale, ricordiamolo, è stato insignito del Nobel per la Pace.

– Da ultimo: hai un altro libro in lavorazione…

Sì, stiamo mettendo a punto gli ultimi ritocchi a un’altra biografia. Torniamo alla musica, stavolta. Sempre per Diarkos uscirà nei prossimi mesi un viaggio nella storia e nella vita del gruppo più importante e significativo di sempre, i Beatles. Un’altra avventura molto bella da scrivere per me e – spero – interessante per chi vorrà leggerla.


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