Sanità, Nursing Up De Palma: «Arrivano in Lombardia, come promesso da Bertolaso, i primi infermieri dall’America Latina, per rimpiazzare la voragine di professionisti»

Paradossalmente, un gran numero di infermieri italiani si prepara per andarsene verso la Svizzera, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi, nonché la Norvegia come da noi raccontato nelle nostre inchieste. 

Alcuni, tra quelli appena arrivati sono al primo incarico in Europa, e potrebbero avere da subito serie difficoltà di comunicazione con i pazienti e con il resto del personale, viste le carenze linguistiche».

L’Assessore al Welfare della Regione Lombardia, Guido Bertolaso lo aveva promesso e alla fine così è stato.  Stanno cominciando ad arrivare sul territorio gli annunciati infermieri dall’America Latina.

Ci risulta che negli ultimi giorni già una decina abbiano preso servizio nella provincia di Como.

Arrivano da lontano: da Perù, Argentina, Bolivia. Per molti di loro, al primo lavoro in Europa, è la realizzazione di un sogno. Come potrebbe essere altrimenti?

Un “primo contingente” sarebbe già operativo al Valduce di Como. Obiettivo? Chiaramente tappare le falle del nostro personale.

Le aziende sanitarie offrono loro un contratto di sei mesi con possibilità poi di assunzione a tempo indeterminato.

La Regione ha assunto il personale attraverso agenzie interinali che hanno fatto da mediazione.

Per tutti loro è un salto di qualità immenso, rispetto a realtà che pagano male, anche con mesi di ritardo e addirittura non offrono coperture pensionistiche nei paesi di origine.

Ai cronisti locali raccontano di avere famiglia, figli, fratelli e sorelle a cui badare e che per loro questa svolta non è solo professionale, ma rappresenta una scelta di vita fondamentale per sostenere economicamente i propri cari rimasti in America Latina.

Ma per la sanità italiana tutto questo è davvero un vantaggio? Abbiamo il dovere di chiedercelo!

E’ davvero quello di cui avevamo bisogno?

Serve proprio questo, per arginare la grave emorragia di colleghi che ogni giorno decidono di lasciare l’Italia verso Paesi che invece li riconoscono e valorizzano adeguatamente?

Insomma, continua De Palma, e’ evidente che per quanti infermieri la politica potrà far arrivare dagli altri Paesi, questi saranno sempre troppo pochi e non in grado di compensare i vuoti e le carenze lasciate dai colleghi italiani costretti ad emigrare.

Ma vi è di più, perché a noi risulta che, al momento, questi professionisti non abbiano frequentato alcun corso di italiano, tanto meno un percorso di formazione per integrarsi alla realtà socio culturale italiana (ma la Norvegia non ci ha insegnato nulla?).

Se le informazioni che abbiamo raccolto saranno confermate dai fatti, pare che siano stati letteralmente gettati nella mischia, senza voler in alcun modo discutere della loro professionalità.

Nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, arriveranno professionisti dall’America Latina in tutte le province della Lombardia, mentre gli infermieri di casa nostra continuano a contattare le agenzia internazionali di recruiting per essere impiegati all’estero.

La carenza di personale giustifica, all’apparenza, il modus operandi della Regione. Mancano in tutto il territorio, infatti, quasi 10mila infermieri.

La Lombardia è la Regione, insieme a Veneto, Campania e Piemonte, con la maggiore carenza di professionisti dell’assistenza.

Ne mancano all’appello solo 2300 per attuare il piano del Pnrr, a questo punto fortemente a rischio.

Questo il preoccupante pensiero di Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

«Non abbiamo nulla, lo ripetiamo da tempo, contro i colleghi provenienti dagli altri Paesi, ma ci sembra che ancora una volta la politica, quella nazionale, così come quella regionale, siano davvero a corto di idee. 

Anzi abbiamo la triste sensazione che abbiano alzato addirittura bandiera bianca e che si siano arresi alla triste realtà di non voler cambiare le regole, e che soprattutto non si vogliano introdurre reali riforme valorizzanti, le uniche idonee ad aumentare il numero di professionisti disponibili in Italia, per i nostri ospedali. 

Ed è cosi che, mentre dalla Lombardia, così come da altre regioni, incredibilmente non si arresta la fuga dei nostri professionisti verso l’estero, a fronte di offerte economiche decisamente più dignitose ma, fattore ancora più importante, di prospettive di carriera ben diverse, i nostri concorsi vanno letteralmente deserti, le nostre iscrizioni ai corsi di laurea sono calati di oltre il 10%, così come sono in netto calo i laureati in infermieristica, così come rischiamo di non avere sufficienti ricambi generazionali per gli infermieri, circa 14mila, che andranno in pensione nel 2024.

Tutto questo mentre rischiamo di perdere il 30% di infermieri da qui ai prossimi tre anni!», chiosa De Palma.


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